Classi 3º A/B/C Linguistico
Platone: la conoscenza, la teoria delle Idee e il rapporto con le cose.
Il concetto di idea nel pensiero di Platone.
Il termine idea usato da Platone deriva da due termini greci che, usati come sinonimi (êidos e idéa), derivano entrambi dal termine ideîn, cioè il vedere, e indicano ciò che é visto con il pensiero, cioè la rappresentazione mentale.
Il termine êidos significa forma o modello, mentre il termine idéa è tradotto con «idea». Platone usa indifferentemente i due termini, riferendosi al primo termine per indicare la forma o modello delle cose esistenti, mentre usa il secondo per indicare la conoscenza diretta, la visione noetica o intellettuale delle idee. Per Platone le idee non rappresentano delle semplici immagini mentali delle cose, ma delle realtà autonome, che esistono di per sé. Le idee per Platone costituiscono anzi lo stesso essere, che é immutabile ed eterno, rispetto alle cose molteplici che sono soggette al divenire, e di cui non c'é certezza della loro esistenza.
L'esistente ha la propria essenza nelle forme ideali (trascendenza), collocate nel mondo iperuranio, dove l'anima le può contemplare una volta liberata dal corpo, con la morte o mediante un processo di purificazione. Tale concezione, presente in Platone, determina l'esistenza di un netto dualismo tra idee ed esistente, tra mondo intelligibile e mondo sensibile. Tale visione dualistica della realtà si traduce per Platone in una serie di opposizioni quali: anima e corpi, intelletto ed esperienza, ragione e passioni. In quanto essenza dell'esistente, le idee ne costituiscono anche il fondamento razionale e dunque sono l'oggetto della conoscenza scientifica (epistéme), mentre la conoscenza delle cose, mediante i sensi, produce solo opinione (dóxa). Platone distingue diverse tipologie di idee: come forma delle cose (l'idea di uomo, di albero, di cavallo, ecc.), come idee-valori (la giustizia in sé, la bontà in sé, la bellezza in sé, ecc.), e le idee matematiche. Tali idee costituiscono quindi il fondamento sia del bene, sia del vero, oltre che dell'essere, unendo in stretta correlazione sia la conoscenza, che l'etica, cioè l'agire morale.
L'idea, quindi, non rappresenta per Platone una semplice generalizzazione di alcune qualità delle cose singole, ma rappresentano un insieme di proprietà che valgono per identificare e conoscere tutto l'insieme di realtà simili, che condividono tali qualità. Le idee sono uniche e immutabili, in quanto non sono influenzate dalle caratteristiche delle realtà concrete, soggette alla molteplicità e al divenire, ma esse costituiscono dei modelli o forme (éidos) che permettono all'uomo di dare un senso univoco alla realtà concreta e di ricondurla al suo modello specifico, cioè ad una idea specifica, al di là delle particolarità dei singoli oggetti. Ciò é possibile per Platone in quanto l'uomo possiede in sé tutte le idee perché altrimenti non potrebbe riconoscerne la presenza nella realtà concreta che, di tali idee, é la copia imperfetta e mutevole. Ecco perché, secondo Platone, l'uomo non conosce la realtà tanto con la sua ragione, o con l'intelletto, quanto con la sua anima immortale tramite la reminiscenza, cioè il ricordo di quanto già ha appreso in precedenza dalla contemplazione delle idee nell'iperuranio. Platone lega così la conoscenza al problema dell'etica e dell'agire umano, considerando le virtù come idee staccate sia dalle cose reali, legate al divenire, sia dalla conoscenza umana: il termine in sé, usato da Platone per indicare le Idee-valore, implica infatti la loro esistenza come totalmente sganciata dalla realtà, cioè oggettiva. Il tentativo di Platone di definire in modo univoco la virtù costituisce la risposta all'esigenza che Socrate aveva evidenziato di superare la molteplicità degli esempi di virtù per giungere ad una loro definizione oggettiva: l'intento socratico di superare il relativismo sofistico definendo le diverse virtù in modo univoco, superando la molteplicità data dai singoli esempi concreti e delle loro inevitabili differenze, viene raccolta da Platone con la teoria delle idee in cui i valori, che esistono come idee, sono separati dagli uomini, e quindi oggettivi, valgono cioè in assoluto per tutti i popoli e per tutti i tempi, e non dipendono dal soggetto morale, inteso sia come singolo individuo, sia come popolo.
Per Platone,infatti, le idee non rappresentano soltanto il presupposto della conoscenza dell'universalitá dei valori, in quanto Platone ipotizza che le idee esistano separatamente dalle cose e assegna loro una realtà ontologica, cioè le definisce esistenti di per sé e non quali prodotti del pensiero esistenti solo nella mente umana: le idee hanno quindi esistenza reale, in un mondo trascendente, separato da quello dell'esperienza. Tutte le cose risultano essere così frutto dell'imitazione delle idee corrispondenti. In alcuni miti Platone descrive il mondo delle idee, l'iperuranio: dell'esistenza di tale mondo Platone ne parla, in particolare, nel Fedro a proposito del mito della biga alata, proponendo una metafora dell'anima umana, cioè un modello per far comprendere la natura dell'anima e il suo rapporto con le idee e non una loro descrizione. Piuttosto che di luoghi, Platone fa riferimento a due diverse dimensioni dell'essere, quella visibile e quella intelligibile, cioè invisibile agli occhi e visibile solo all'intelletto. Platone afferma, inoltre, che anche l'anima è invisibile ed é della stessa natura delle idee, essa si trova accanto al corpo, nello stesso luogo, ma non insieme, cioè non unita ad esso come dirà invece Aristotele. Anima e corpo, idee e cose, mondo intelligibile e mondo sensibile, pur trovandosi nello stesso luogo, sono per Platone in realtà separati in quanto di natura diversa: l'intelligibile non é infatti soggetto al divenire e rimane lo stesso per tutti quelli che lo conoscono, a differenza del visibile: da qui il dualismo e la separazione tra mondo visibile e mondo intelligibile. Le idee, quindi, per Platone, esistono indipendentemente dagli uomini e dalla loro mente e Platone sottolinea spesso il loro carattere oggettivo e la loro esistenza reale.
Esistono quindi diversi tipi di idee: le forme o modelli universali delle cose, le idee-valori, corrispondenti alle virtù, e le idee matematiche. Ciò che cambia é invece il rapporto dell'idea con l'esistente. Le cose concrete sono copie delle idee e, da questo punto di vista, hanno un rapporto di imitazione (mimesi) con l'idea corrispondente. Ogni oggetto, animale o specie esistente rappresenta una copia di una idea specifica, e dato che ogni esistente rappresenta una copia imperfetta della sua idea corrispondente, in quanto materiale e quindi imperfetta, la realtà delle cose imiterà le idee in modo imperfetto: ciò permette di spiegare le diverse caratteristiche individuali delle cose e la loro molteplicità.
La parte centrale della filosofia di Platone é dedicata alla teoria delle idee. Il termine idea, utilizzato da Platone, deriva dal termine greco “éidos” che significa modello o forma. Per chiarire il ruolo che il filosofo attribuisce alle idee é necessario chiarire con un esempio tratto dalla matematica, disciplina che riveste un ruolo di fondamentale importanza nel suo pensiero. Se consideriamo che tutti gli uomini possiedono l’idea di triangolo isoscele, tale idea non rappresenta soltanto una generalizzazione di cose che possiedono questa forma, ma nella realtà non esistono triangoli isosceli in quanto le reali superfici delle cose visibili sono infatti irregolari, diverse l’una dall’altra, e in continuo divenire. Mentre le cose reali, quindi, mutano continuamente, l’idea di triangolo isoscele risulta essere unica e immutabile. Tale idea non riguarda un insieme di percezioni, ma un insieme di proprietà, date dai lati obliqui uguali e dagli angoli alla base uguali. Queste proprietà valgono per tutte le figure che noi possiamo immaginare e rimangono immutate rispetto alle cose reali che a essa si rifanno. Platone sostiene che noi non saremo in grado di riconoscere una superficie come triangolo isoscele, se noi non avessimo già nella nostra mente tale idea: le cose reali sono quindi copie imperfette di quest’idea che utilizziamo per ricondurle a un modello o a una forma. Secondo Platone soltanto applicando le idee alla realtà rendiamo significativa la molteplicità e il divenire della realtà. La prima formulazione della teoria delle idee viene sviluppata da Platone in ambito etico con lo scopo di risolvere i problemi rimasti aperti nei dialoghi socratici: nel Fedone, Platone stesso parla di giustizia in sé, di bello e di buono in sé e, tale espressione indica appunto che le idee sono separate dalle cose e dalla nostra stessa conoscenza, esistendo in modo oggettivo.
La teoria delle idee.
Platone identifica quindi le idee con le diverse virtù, considerandole come modelli unici, in grado di superare e di spiegare i molti esempi diversi e concreti forniti dalla realtà, presupposto che permette a Platone di risolvere il problema del relativismo sofistico. Se quindi i valori esistono come idee, allora sono oggettivi e separati dagli uomini, valgono per tutti i popoli e per tutti i tempi e non dipendono dal singolo uomo. Le idee costituiscono quindi non soltanto il presupposto della conoscenza e dell’universalità dei valori, ma delle realtà che esistono di per sé, e non soltanto nel nostro pensiero, totalmente sganciate dalle cose: le idee per Platone rappresentano delle realtà trascendenti, separate dal mondo dell’esperienza.
Queste idee, secondo Platone, si trovano nel mondo iperuranio e non sono tutte della stessa natura in quanto il filosofo le distingue in tre tipologie:
le idee-valori come il bene in sé, il bello in sé, il giusto, ecc, che rappresentano i valori universali che sono fondamentali per l’esistenza umana;
le idee delle cose come l’idea di uomo o di cavallo, cioè di alberità e di cavallinità, a cui si rifanno tutti gli oggetti concreti del mondo reale;
le idee matematiche come triangolo, quadrato, numero, ecc.
Platone individua così due diversi piani della realtà: il mondo sensibile, che imita le idee ed é soggetto alla molteplicità e al divenire e il mondo intelligibile, che é dato dalle idee, che non sono visibili ai sensi, ma che soltanto l’intelletto é in grado di cogliere. Esse non sono soggette al divenire, sono eterne e immutabili.
Questi due mondi non rappresentano dei luoghi fisici, ma due diverse dimensioni dell’essere che individuano la vera realtà, quella delle idee, e il mondo illusorio delle cose, la dòxa o opinione, che ne costituisce la copia sensibile imperfetta.
In greco esistono due termini, che vengono usati come sinonimi, per idea: èidos e idéa. Entrambi i termini derivano dal termine idein, che significa vedere, e che indica tutto ciò che viene visto col pensiero, cioè con la rappresentazione mentale. Il primo termine significa forma o modello, mentre il secondo termine è tradotto con idea. Platone utilizza indifferentemente i due termini, in riferimento al primo termine assume il senso di modello o paradigma delle cose esistenti, e del secondo per indicare la conoscenza diretta, cioè la visione intellettuale o noetica. In entrambi i casi le idee non rappresentano soltanto delle immagini mentali, ma delle realtà autonome dal nostro pensiero. Tali idee costituiscono quindi l’essere in senso proprio, immutabile ed eterno, contrapposto alle cose molteplici e soggette al divenire, di cui non siamo in grado di affermare con certezza l’esistenza. Tutto ciò che esiste ha, per Platone, la propria essenza nelle forme ideali (trascendenza) che sono appunto collocate nell’iperuranio, dove l’anima può contemplarle una volta che si sia liberata dal corpo, con la morte o mediante un processo di purificazione. Tale concezione porta Platone a delineare un netto dualismo tra idee ed esistente, cioè tra mondo sensibile e mondo intelligibile, che si traduce in una serie di opposizioni (anima/corpo, intelletto/esperienza, ragione/passioni). In quanto costituiscono l’essenza dell’esistente, le idee sono anche il fondamento razionale e rappresentano l’oggetto della conoscenza scientifica (epistéme), mentre la conoscenza delle cose tramite i sensi produce solo opinione (dòxa). Le varie tipologie d’idee, costituendo il fondamento del vero e del bene, determinano una stretta connessione tra il piano etico e quello conoscitivo, che produranno lo sviluppo successivo del pensiero platonico.
Il rapporto tra le idee e le cose.
Sin qui Platone ha esaminato la diversa natura delle idee e le loro peculiari caratteristiche, ora é necessario invece esaminare il rapporto che tali idee creano con le cose del mondo reale.
Le cose concrete sono il risultato del rapporto dell'idea con l'esistente, in quanto le cose concrete sono una copia delle idee e, sotto tale aspetto, hanno con le idee un rapporto d’imitazione o mimesi, (dal greco mimesis che significa imitazione), con l'idea corrispondente: i tavoli che esistono nella realtà, ad esempio, sono copie dell'idea di tavolo, così come i singoli cavalli risultano essere copia dell'idea di cavallo, ecc.
Poiché la realtà esistente risulta essere materiale, e la materia é imperfetta, le cose imitano l'idea corrispondente in modo imperfetto e tale imperfezione spiega per Platone sia le caratteristiche individuali diverse da individuo a individuo, sia la molteplicità, cioè che vi siano nel mondo reale una pluralità d’individui e cose di diverso genere. Platone stesso paragona le idee a delle formine che creano le diverse realtà, ma sempre in modo imperfetto. Il rapporto che lega, invece, le cose alle idee-valori risulta essere diverso dal precedente e viene denominato da Platone rapporto di partecipazione o di metessi, (dal greco mèthexis che significa appunto partecipazione): Socrate, ad esempio, rappresenta una copia dell’idea di uomo e si può dire che Socrate è un uomo, ma non che imita l’idea di giustizia, in quanto non si può dire che Socrate è una giustizia. Si dirà infatti che Socrate imita l’idea di uomo e partecipa dell’idea di giustizia in quanto é un uomo giusto. Questa distinzione risulta essere molto importante dal punto di vista logico: l’imitazione definisce l’essenza dell’esistente, l’essenza di Socrate è quella di essere uomo, mentre la partecipazione definisce le qualità, cioè i predicati dell’esistente. Mentre le idee legate all’essenze sono uniche e legate all’imitazione, le idee di cui un individuo partecipa, e che sono legate alle qualità, sono molteplici.
Tra le idee e le cose esiste inoltre un altro possibile legame che riguarda però soltanto l’idea di bellezza: essa si manifesta nelle cose e diventa visibile in esse sotto forma di un legame di parusia (dal greco parousia che significa presenza) che è l’unico legame che può essere colto anche dai sensi. La conseguenza principale della teoria delle idee é la separazione dell’essenza dall’esistenza: l’essenza costituisce la vera realtà, rappresentata dall’idea, ed é separata quindi dalla realtà, cioè risulta essere trascendente rispetto all’esistente. La trascendenza implica per Platone un netto dualismo sia dal punto di vista ontologico, cioè dell’essere, sia dal punto di vista gnoseologico, cioè della conoscenza: da un lato Platone individua il mondo delle cose esistenti, quello che può essere colto con i nostri sensi, il visibile, un mondo che risulta essere molteplice, imperfetto e soggetto al divenire e quindi illusorio; dall’altro il mondo delle idee che sono perfette, uniche per ogni classe di cose, immutabili e che possiamo cogliere soltanto mediante l’intelletto o intelligibile.
Questa separazione crea a Platone molte difficoltà che verranno risolte soltanto negli ultimi dialoghi, ma che gli permettono di proporre un tentativo di soluzione ai problemi rimasti aperti nelle filosofie precedenti: l’universalità dei valori rispetto al relativismo sofistico, le realtà del molteplice e del divenire, che erano stati oggetti di dibattito sin dalle filosofie di Eraclito e di Parmenide, così come dei filosofi Pluralisti.
Il problema del divenire delle cose che, nonostante il continuo cambiamento, mantengono invariate alcune caratteristiche essenziali, era stato in precedenza affrontato da Parmenide che aveva negato il divenire, giungendo ad affermare che costituirebbe un assurdo logico, in quanto la sua affermazione implicherebbe il passaggio continuo dal non essere all'essere. In questo modo le esigenze del lógos, che afferma l'identità dell'essere, appaiono così inconciliabili con i dati dell'esperienza. I filosofi Pluralisti avevano tentato di riconciliare il piano dell'essere e quello del divenire naturale, spiegando il divenire come aggregazione e disgregazione di enti immutabili quali gli atomi di Democrito, le radici di Empedocle e le omeomerie di Anassagora.
Platone affronta il problema del divenire che appare inconciliabile rispetto alla razionalità della realtà. La necessità di poter attribuire permanenza ad aspetti del reale che mutano continuamente spinge Platone a ricercare una possibile soluzione che salvi l'essenza delle cose, pur non negando il cambiamento nel mondo fenomenico. Platone separa i due mondi e considera le idee come l'essenza stabile delle cose esistenti che, invece, sono in continua trasformazione: da un lato il mondo immutabile e perfetto delle idee, mentre dall'altro quello delle cose, che nascono, si trasformano e muoiono, ma che non rappresentano la vera realtà. Platone sottolinea come, mentre l'intelletto coglie le idee, conosce cioè la loro realtà immutabile, come essere identico a sé stesso e oggetto della conoscenza scientifica, i sensi conoscono il mondo delle cose reali e illusorie, soggette appunto al divenire. Per quanto riguarda il problema della molteplicità, Platone individua la natura logica del problema, legato al lógos, cioè alla ragione. L'utilizzo di diversi nomi per indicare diversi individui che sono riassumibili tutti all'interno dello stesso concetto, cioè quello di uomo, quindi di uno stesso nome, viene da lui spiegato mediante la stessa teoria delle idee: tali diversi individui costituiscono tutte imitazioni della stessa idea di uomo. In tal modo Platone riunisce l'ontologia dell'essere alla gnoseologia o conoscenza: conoscendo, infatti, l'idea di uomo, noi conosciamo la vera realtà degli individui, cioè ne conosciamo la loro essenza, il tì esti di Socrate, quindi il concetto. Ciò, per Platone, rende possibile la conoscenza scientifica della realtà, permettendoci d'individuare le strutture razionali comuni a tutti gli individui che hanno caratteristiche simili, pur nelle loro differenze individuali, superando così la barriera del molteplice.
Anche oggi la scienza deve affrontare e risolvere gli stessi problemi in modo simile a quello platonico: lo zoologo, ad esempio, non conosce tutti i singoli animali che esistono nel nostro pianeta, ma conosce i concetti generali che gli permettono di classificarli in genere e in specie, riconducendo i singoli animali alle caratteristiche del genere e della specie a cui appartengono. Allo stesso modo Platone fa riferimento alle idee per interpretare la realtà, ma con l'importante differenza che lui non considera le idee in quanto semplici prodotti della mente umana, né esclusivamente come strumenti di conoscenza, ma le considera esistenti di per sé e staccate dal mondo sensibile delle cose.