Classi 3°A/B/C Linguistico
I Sofisti e la pólis.
I cambiamenti che si verificano nelle pólis nel V sec. a.C. dal punto di vista politico e culturale esercitano un'influenza significativa sullo sviluppo del pensiero filosofico.
Il cambiamento sicuramente più incisivo è la trasformazione della società: da un'economia tipicamente agricola si passa ad una società più aperta e dinamica di mercanti e artigiani; da una politica tipicamente aristocratica, si passa ad un sistema democratico a rappresentanza diretta, in cui i cittadini, (sono escluse le donne, gli stranieri liberi o meteci e gli schiavi), devono possedere capacità oratorie atte a garantire lo svolgimento degli impegni politici in modo adeguato.
La ricchezza e l'iniziativa personale divengono quindi più importanti della nascita aristocratica e ciò apre la strada ad una maggiore mobilità sociale e al ricambio della classe dirigente.
È infatti la democrazia il luogo ideale in cui i filosofi sono chiamati ad agire e la conseguenza naturale di tutto ciò è l'interesse dei filosofi che si sposta dall'indagine sulla natura, all'uomo e ai problemi sociali.
Il problema della “formazione politica” si impone quindi all'attenzione dei filosofi che lo affrontano in modo diverso: mentre i Sofisti offrono un saper fare veicolato dall'arte dei discorsi persuasivi, Socrate invece sottolinea l'importanza dei valori, fondamentali per ogni uomo e ogni cittadino, che vanno oltre alla retorica e al linguaggio.
La centralità dell'uomo, la ricerca della felicità quale fine dell'azione, l'importanza del fatto che l'educazione forma l'individuo e che ogni individuo può, formandosi, essere l'artefice del proprio destino sono gli elementi portanti del contesto socio-culturale che accompagna l'ascesa della Sofistica e che, come si vedrà, associano i Sofisti a Socrate, pur nella differenza dei rispettivi obiettivi e dei percorsi seguiti.
La sofistica.
Il termine sofista, in senso letterale, significa sapiente o maestro di sapienza, dal greco sophistés. Se in un primo tempo il termine equivale a maestro di un'arte, in seguito indica chi è esperto sia di cose pubbliche, sia di scienze naturali. Solo nel V sec. il termine assume il significato di chi esercita la professione del sapiente a pagamento. È in questo periodo che il termine acquista una valenza negativa, sopratutto per opera di Platone, Senofonte e Aristotele: sofista diventa quindi chi vende un sapere apparente; da qui deriva il termine sofisma, in uso ancora oggi, che indica un ragionamento ingannevole.
Il messaggio che i Sofisti lanciano è che la verità non è accessibile all'uomo e che non esistono valori universalmente condivisi e assoluti, ma solo relativi alle circostanze e alle persone che possono condividerli oppure no.
Il relativismo di tutti i valori porta i Sofisti ad occuparsi dei problemi presenti all'interno della comunità, segnando un'importante svolta antropologica nella filosofia.
La rinuncia all'indagine metafisica sull'essere porta i Sofisti ad offrire non un sapere teoretico, ma un saper fare pratico che si declina nella retorica intesa quale arte del ben parlare.
La retorica, intesa come l'abilità di parlare ad un pubblico in modo persuasivo diviene quindi l'arma per conquistare il consenso dell'assemblea, assumendo un ruolo di primaria importanza nella gestione democratica della pólis.
Il linguaggio, staccato da qualsiasi pretesa di verità, diventa l'opportunità di ampliare la cerchia ristretta di coloro che usufruiscono del sapere filosofico, facilitando l'ascesa di forze nuove nel panorama politico greco.
La possibilità di far prevalere le proposte più utili alla comunità e di trasformarle in leggi, apre il dibattito sull'utilità delle stesse leggi e i Sofisti tendono a considerarle delle convenzioni pur nella disparità di posizioni assunte: ci sarà chi sosterrà che le leggi creino una disuguaglianza innaturale contro l'uguaglianza naturale degli uomini, e chi invece sosterrà che esse creino una pretesa uguaglianza artificiale che non tiene conto delle diversità individuali.
Se inizialmente la sofistica appoggia la partecipazione democratica di tutti i cittadini, in quanto la politica riguarda tutti e non rappresenta un privilegio di pochi, in un secondo momento la politica viene invece concepita come un gioco di interessi tra potenti e la retorica, da strumento usato per convincere l'uditorio della bontà di una proposta per il bene comune, diventa più semplicemente un'arte finalizzata esclusivamente a vincere, prescindendo dai contenuti.
Il fatto che i Sofisti chiedano un compenso per il loro insegnamento da un lato ne garantisce l'imparzialità dalle ingerenze dei potenti, ma dall'altro li porterà ad essere etichettati come «prostitute del sapere» da parte di filosofi come Platone e Aristotele, falsando in realtà la significatività del loro messaggio filosofico.
L'età di Pericle ad Atene e il regime democratico, lo stesso che condannando a morte Socrate segnerà il distacco tra i filosofi e la città, rappresenta lo sfondo ideale per la sofistica: la necessità di partecipare alle assemblee pubbliche pone in evidenza l'esigenza di saper parlare all'uditorio in modo persuasivo e crea un mercato, quello dei professionisti della parola, i sofisti appunto, che vendono la loro arte viaggiando da una città all'altra. Questo mercato viene avvertito come scandaloso dagli intellettuali tradizionali, come Platone e Aristotele appunto, e ridicolizzato: i Sofisti sono quasi tutti degli stranieri e, in quanto tali, esclusi dalla politica. Inoltre essi vendono un sapere, ben diverso dalla sapienza tradizionale, ma anche dalle arti tradizionali, come quella dell'artigiano o del medico: la retorica offre al cittadino la possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica della sua pólis, ma il fatto che si tratti di un'arte a pagamento segna la linea di confine tra i cittadini che sono in grado di acquistarla e quelli che non possono permettersela.
Ma i Sofisti rappresentano anche un nuovo modello di intellettuale, libero da vincoli politici, in grado di registrare il bisogno intellettuale di voltare pagina, di abbandonare le indagini naturali allo scopo di cercare di risolvere la crisi politica e culturale che si rende sempre più evidente all'interno delle pólis greche, che sono ormai destinate ad apparire più dei vuoti simulacri formali, piuttosto che strutture politiche vive e dinamiche.
L'uso della retorica, finalizzato a persuadere, i discorsi lunghi dei Sofisti per convincere gli ascoltatori, l'uso della pólis come luogo del confronto politico dove compito del filosofo è quello di insegnare l'arte del prevalere, di imporre il proprio punto di vista all'interno di un'assemblea, sono gli assi portanti del loro messaggio filosofico.
La relatività dei valori, la spregiudicatezza in campo religioso (agnosticismo religioso = l'uomo non può sapere se gli dei esistono o no), la rinuncia a poter conoscere l'essere, fermandosi esclusivamente al fenomeno e alle sensazioni, l'importanza attribuita allo studio del linguaggio e al suo uso in ambito politico, con finalità dunque squisitamente pratiche ed utilitaristiche, costituiscono una importante svolta sia circa il modo in cui l'intellettuale viene visto in questa epoca, sia sul ruolo che è chiamato a svolgere all'interno della pólis: il filosofo non è più l'unico e incontrastato depositario del pensiero, ma è un tecnico, un venditore esperto di una merce, il sapere, che si può acquisire con poco sforzo e adeguata moneta per conquistare successo e prestigio politico.