venerdì 24 novembre 2023

Cartesio 3 - La fisica cartesiana e l’uomo.

Classi 4°A/B/C Linguistico

Cartesio: le idee e il mondo.

Cartesio aveva definito la materia come caratterizzata dall'estensione, cioè in quanto res extensa. In seguito a tale definizione può dedurre che non esiste il vuoto nell'universo a motivo che l'estensione, per definizione geometrica, risulta essere divisibile all'infinito e non é costituita da atomi, ma da corpi di diversa forma e dimensione.
Se forma e dimensione risultano essere gli attributi per eccellenza dell'estensione, la materia per essere completamente definita ha bisogno anche del movimento. Il movimento, non essendo insito e costitutivo della materia, deve essere dato, sin dalla sua creazione, da Dio stesso: Dio, infatti, attribuisce alle diverse tipologie di materia un certo quantitativo di movimento che la materia non é in grado di modificare in modo autonomo. Cartesio, quindi, da tali premesse giunge ad individuare la legge di conservazione del movimento mediante l'uso del solo metodo deduttivo: se Galileo era pervenuto alle stesse conclusioni mediante l'utilizzo del metodo sperimentale, Cartesio, invece, utilizza esclusivamente la deduzione per arrivare ad una descrizione unitaria del mondo fisico e ai principi fondamentali adeguati a conoscerlo.
I fenomeni naturali più eterogenei vengono spiegati in tal modo: i movimenti degli astri, la configurazione della terra, la vita organica di piante, animali e uomini. In tal modo Cartesio esclude dalla sua indagine sul mondo fisico qualsiasi contributo da parte dell'esperienza, con l'obiettivo di più di descriverne la struttura dal punto di vista logico, che da quello della sensazione. Cartesio quindi tenta di dimostrare razionalmente come, partendo dai caratteri precipui della materia, estensione, forma e movimento, sia possibile circoscrivere a poche leggi la spiegazione del movimento stesso.
Le leggi che Cartesio deduce da tali presupposti sono principalmente tre:
- Ogni corpo tende a conservare il proprio stato naturale di moto o di quiete a meno che non intervengano delle cause efficienti in grado di agire sulla materia dall'esterno;
- Ogni corpo in movimento tende a mantenerlo in linea retta;
- Ogni corpo, urtandone un altro, tende a cedere tanto movimento quanto ne comunica all'altro corpo che viene urtato.
Mentre grazie alle prime due leggi Cartesio può definire il principio d'inerzia, la terza legge, invece, spiega i meccanismi di trasmissione del movimento mediante l'urto: se, infatti, un corpo ne urta un altro può, a secondo dei casi, conservare il proprio movimento, ad es. rimbalzando come succede ad un pallone in movimento che si scontra con un ostacolo, oppure può cedere del tutto o in parte il suo movimento all'altro corpo, come ad es. avviene nel tavolo di biliardo dove, toccata una pallina con la stecca, questa può urtarne un'altra e quindi rallentare la sua corsa o addirittura fermarsi, mentre la seconda pallina continua a muoversi.
Su questa terza legge dell'urto Cartesio ne deriva sette regole che permettono di prevedere tutte le possibili conseguenze dell'urto tra due corpi. L'urto riveste un ruolo di fondamentale importanza nella cosmologia cartesiana in quanto rappresenta la sola causa di movimento in grado di spiegare per Cartesio la trasmissione del movimento: soltanto mediante il contatto tra due corpi é infatti possibile che un corpo possa agire sull'altro.
Da quanto detto sin qui diventa chiaro il perché Cartesio, dopo aver definito la materia come estensione, escluda l'esistenza di un'estensione priva di materia, cioè del vuoto: se infatti il vuoto non esiste, allora diventa chiaro che ogni parte di materia dell'universo ne sposti un'altra, generando un movimento a catena e circolare che Cartesio chiama teoria dei vortici.
Tale teoria permette a Cartesio di spiegare come sia i corpi celesti, sia i corpi fisici, si muovano secondo orbite circolari intorno al proprio centro.
É proprio grazie alla teoria dei vortici che Cartesio spiega l'origine dell'universo: se tutti i corpi celesti sono dati da vortici di materia, di cui rappresentano il centro, ciò spiegherebbe per Cartesio
come anche la terra venga trascinata dalla materia fluida del vortice in movimento intorno al sole. Ciò
 gli permette inoltre di spiegare l'azione reciproca esercitata dai corpi celesti senza dover ipotizzare
l'intervento di forze non materiali, visto che i vortici di ciascun pianeta agiscono influenzandosi reciprocamente.
In linea quindi con tali posizioni, anche Cartesio tratta degli argomenti che caratterizzano il dibattito dell'epoca tra sistema aristotelico-tolemaico e sistema copernicano: la nascita di nuove stelle, la diversa velocità dei pianeti, l'origine delle macchie solari e delle comete.
Cartesio a questo punto sottolinea come l'azione di Dio sia essenziale sia per spiegare l'origine della materia, sia le leggi che la organizzano, anche se tale organizzazione prosegue poi in modo autonomo senza più registrare alcun intervento dall'esterno.
Cartesio esclude quindi in modo categorico che Dio intervenga in seguito per regolare la dinamica della materia, negando qualsiasi ruolo provvidenziale di Dio nel funzionamento naturale. Tale posizione é la naturale conseguenza del suo utilizzo del metodo deduttivo: da premesse generali, fondate su alcuni principi fondamentali, ne consegue un rigoroso meccanicismo della natura e della realtà, fondato sulla definizione cartesiana di materia come estensione e movimento: ogni fenomeno che si verifica in natura risulta essere determinato da cause efficienti in modo necessario, senza che vi siano cause finali, quindi scopi o finalità preordinate, né il vitalismo o l'animismo tipici della filosofia rinascimentale.
Negare cioè che la natura sia un'unico organismo senziente e dotato di anima, come invece era stato sostenuto dai filosofi rinascimentali, come Bernardino Telesio o Giordano Bruno, apre all'uomo la strada dell'indagine scientifica dei fenomeni naturali, pur senza quell'approccio sperimentale nell'indagine naturale che era stato proprio di Galileo e di Newton per esempio. Cartesio si stacca quindi sia dalla visione aristotelica di sostanza, pur rimanendo profondamente ancorato al pensiero aristotelico per molti altri aspetti, sia dalla visione umanistica e rinascimentale della natura in senso organicistico, nonché dall'approccio squisitamente sperimentale adottato dal nuovo sapere scientifico dei suoi contemporanei.
Tuttavia Cartesio, nel rifiutare recisamente ogni finalismo estrinseco alla natura, rifiuta anche il presupposto che il mondo sia stato creato in funzione dell'uomo, che ne sarebbe lo scopo ultimo:
Cartesio afferma infatti che lo scopo della creazione del mondo da parte di Dio rappresenta per
l'uomo qualcosa di assolutamente inspiegabile e inconoscibile, pur potendo ipotizzare che una qualche finalità possa esserci, tale ipotesi non può essere assunta allo scopo di descrivere il mondo o di spiegarlo. La conoscenza umana deve quindi limitarsi all'uso della sola ragione e delle idee percepite dalle cose che richiamano l'azione di sole cause efficienti, cioè di quelle cause in grado di produrre i fenomeni in modo meccanico e necessario. Il ruolo stesso di Dio, per quanto importante nel garantire la certezza delle nostre idee e garantire all'uomo la conoscibilità del mondo, risulta quindi essere marginale e circoscritto per quanto attiene al mondo materiale e fenomenico.

Cartesio: la concezione dell'uomo e l'influenza della fisica cartesiana.

Si é visto come un rigido meccanicismo sia scaturito dal razionalismo cartesiano per descrivere e il mondo della materia e del movimento. Cartesio non si limita a ciò, ma estende l'utilizzo del metodo deduttivo anche alla sua concezione dell'uomo.
Il problema che si presenta al filosofo ora è il tentativo di conciliazione tra la libertà della res cogitans e la meccanica necessità a cui anche l'uomo deve essere soggetto in quanto dotato di corpo o materia. Cartesio assimila il comportamento umano e quello animale, sottolineando come entrambi presentino le stesse funzionalità di una macchina.
Se tutto ciò può apparire sconcertante rispetto ad una moderna mentalità scientifica e umanistica, é però necessario sottolineare come Cartesio sia deciso a spiegare il comportamento umano e animale senza dover ricorrere alla volontà o ad altre cause di comportamento che non siano fisiche. Ecco perché Cartesio giunge ad affermare che gli animali sono paragonabili a delle macchine e che le loro funzioni vitali e il comportamento sarebbero riconducibili alla loro conformazione e al movimento delle singole parti. Cartesio qui fa esplicito riferimento agli automi, antenati dei robot e degli androidi moderni, macchine assemblate in forma umana, capaci di svolgere singole funzioni preimpostate in modo meccanico su nastri scorrevoli dall'uomo e totalmente incapaci di pensiero autonomo: famoso all'epoca era il saladino, un automa capace di giocare a scacchi e di memorizzare tutte le mosse degli avversari per poi sconfiggerli. Gli automi erano all'epoca di Cartesio di gran moda e spesso le loro abilità, considerate straordinarie, portavano gli osservatori ad ipotizzare che dentro le macchine potessero nascondersi degli uomini in carne e ossa o dei nani, come poi si scoperse essere nel caso del saladino: in realtà il loro funzionamento, per quanto per l'epoca sorprendente, e neppure Cartesio rimane immune al loro fascino, erano pur sempre esempi ancora rudimentali della capacità e dell'ingegno umano, limitati nelle funzioni che potevano svolgere e nel funzionamento.
Cartesio quindi sostiene che il corpo umano sia una macchina e che sia totalmente conoscibile mediante principi meccanici: nel suo trattato, intitolato Il mondo, egli analizza in modo compiuto, mediante una serie di tavole disegnate, i riflessi automatici in grado di spiegare comportamenti semplici e del tutto involontari come lo starnuto, il riflesso pupillare o la respirazione per esempio.
Cartesio paragona il corpo umano ad un orologio i cui ingranaggi funzionano in armonia gli uni con gli altri grazie a sistemi di contrappesi e di ruote dentate: come tutti gli ingranaggi svolgono la propria funzione senza alcun intervento da parte dell'orologiaio, così il corpo dell'uomo e degli animali, una volta creato da Dio, funzionano sulla base degli stessi principi meccanici e senza alcun intervento da parte di cause esterne.
L'influenza della fisica cartesiana, sganciata da qualsiasi riferimento all'esperienza e all'osservazione, in epoca moderna sarà determinante sopratutto nel Seicento, nonostante Cartesio non abbia volutamente fatto uso né del metodo sperimentale galileiano, né si sia preoccupato di tradurre le proprie ipotesi in leggi quantificabili esprimibili sotto forma di equazioni o di relazioni numeriche: l'aver assunto come modello del metodo scientifico la matematica, o meglio la geometria, quale strumento per rappresentare la materia, definita in termini geometrici quale estensione, non convince però Cartesio ad affermare la necessità di una quantificazione dei dati, né a una loro espressione in termini numerici.
Tuttavia l'apporto cartesiano costituirà nel Seicento per diversi motivi il punto di riferimento principale della ricerca scientifica nonostante le critiche che gli verranno mosse di astrattezza e di sterilità, cioè di scarsa attinenza con i fenomeni naturali osservabili mediante l'esperienza.
Il primo aspetto che risulterà essere determinante é il meccanicismo che caratterizza il metodo cartesiano che permette di superare definitivamente il naturalismo rinascimentale nei suoi aspetti vitalistici e animistici, cioè rispetto a quelle concezioni che vedevano la natura come un unico organismo vivo e dotato di sensazione o addirittura di un'anima cosmica: Cartesio, invece, riconduce tutti gli eventi fisici a reazioni meccaniche comprensibili a partire dalla materia e dal movimento.
Un secondo aspetto altrettanto importante della fisica cartesiana che influisce in modo determinante nel moderno pensiero scientifico é rappresentato dal fatto che essa esclude ogni intervento provvidenziale di Dio e ogni spiegazione finalistica o teleologica: Cartesio, infatti, critica il presupposto cristiano medievale secondo cui Dio, nella creazione, avrebbe creato la natura e l'universo intero avendo come solo scopo l'uomo in quanto lo scopo eventuale della creazione divina non é per l'uomo conoscibile e non può essere usata nella spiegazione dell'universo. Il mondo, per Cartesio, é invece conoscibile grazie a pochi principi, ricavati col metodo deduttivo, che lo rendono per l'uomo comprensibile tramite le sole cause efficienti che agiscono sui fenomeni naturali e non in riferimento a cause finali.
Un terzo aspetto interessante della fisica cartesiana consiste nella negazione dell'esistenza del vuoto: negare il vuoto significa per Cartesio poter spiegare l'azione di un corpo su di un altro senza dover ipotizzare delle forze in grado di agire a distanza: tale presupposto verrà poi ulteriormente sviluppato in termini matematico-sperimentali da Newton mediante la forza di gravitazione.

Il corpo, l'anima e le passioni: il dualismo cartesiano.

Da quanto visto finora sia il comportamento umano, come quello animale, sono entrambi regolati da reazioni meccaniche. Ma l'uomo é un essere di natura particolare, in cui convivono sia la res cogitans, il pensiero, sia la res extensa, la materia: tali sostanze sono dotate di determinazioni contrastanti: libertà la prima, rigida necessità la seconda.
Cartesio si domanda come sia possibile conciliarle all'interno di un unico individuo e come le due sostanze possano interagire reciprocamente e provocare l'insorgere delle passioni e dei movimenti volontari.
Poiché Cartesio é ben consapevole della necessità di risolvere tale dualismo, egli colloca nella ghiandola pineale il punto d'incontro tra anima e corpo; tale ghiandola (ipofisi) viene immaginata da Cartesio come collocata alla base del cervello e responsabile sia delle passioni, come della volontà umana.
I responsabili della trasmissione degli stimoli sensoriali all'ipofisi, e viceversa, sarebbero degli “spiriti animali" che sarebbero in grado di garantire l'interazione tra l'anima e il corpo. Cartesio spiega che, quando l'uomo prova una passione, l'anima subisce l'azione del corpo. In caso di reazione di paura, ad esempio, gli spiriti animali, attraverso i nervi, affluiscono al cervello e fanno muovere la ghiandola pineale e questa li rinvia alle diverse parti del corpo, come il cuore e i muscoli, determinando la reazione di fuga dell'uomo o dell'animale. Ma se il processo risulta essere identico sia nel corpo dell'uomo, come negli animali, tuttavia  nell'uomo i movimenti della ghiandola pineale stimolano l'anima che, avvertita la passione, reagisce ad essa con una sua reazione; secondo Cartesio la volontà é appunto questa capacità d'intervento, la capacità che ha l'anima di agire sul corpo.
A differenza degli animali, il cui comportamento rappresenta la reazione meccanica a stimoli sensoriali, l'uomo può essere determinato ad agire da due diversi processi: le reazioni automatiche determinate dagli “spiriti animali” e la volontà, espressione dell'anima razionale. L'anima può infatti agire sulla ghiandola pineale, determinando una reazione di tipo diverso, dettata non più da reazioni meccaniche, ma da una libera scelta del soggetto.
Il conflitto fra le passioni e la ragione si spiega all'interno di questa dinamica, anche se Cartesio sottolinea come la volontà possa agire sulle passioni solo indirettamente: l'acquisizione di abitudini facilita il controllo da parte della ragione sulle passioni, facilitando certe connessioni e contrastandone altre.
Cartesio afferma che si tratta di abituarsi a reagire all'insorgere delle passioni con la riflessione, di considerare, ogni volta che si presenti una passione che tende a determinare certi comportamenti, le ragioni che possono determinare comportamenti contrari, finché tali reazioni indotte dalla volontà non sostituiscano il meccanismo naturale.
Ad esempio in caso di pericolo possiamo associare alla fuga un senso di vergogna, in modo da sostituire il comportamento riflesso di fuga con un comportamento voluto di coraggio. Cartesio sostiene, quindi, che, tramite l'abitudine, la ragione può modificare l'associazione stimolo-risposta. In questo modo la reazione automatica non sarà più la fuga, ma di affrontare il pericolo con coraggio.
Le passioni derivano quindi dall'azione degli spiriti animali che, dal sangue, raggiungono la ghiandola pineale e l'anima, facendo corrispondere ad una data passione un comportamento più razionale mediante l'uso di abitudini ponderate. La morale consiste quindi nel creare disposizioni, cioè delle tendenze a reagire ai vari stimoli con comportamenti più riflessivi e adeguati alla ragione dell'uomo. Secondo Cartesio, infatti, l'uomo non sceglie come comportarsi nelle varie circostanze, ma modifica il proprio modo di essere e di reagire allo scopo di creare in sé nuovi comportamenti che siano dettati dalla ragione e non più condizionati dalle passioni. Il presupposto della morale di Cartesio riprende sia il pensiero di Platone, sia quello di Aristotele: compito dell'uomo é di realizzare la propria natura di essere razionale e di sottomettere le proprie passioni alla ragione, senza permettere che queste prendano il sopravvento: non quindi essere “comportarsi bene” nelle diverse circostanze, ma modificare la propria natura, facendo si che la ragione domini le passioni.
Cartesio dice che quando l'uomo non sa o non vuole condizionare le reazioni della ghiandola pineale, allora le passioni agiscono in modo meccanico, determinando in modo meccanico le reazioni dell'individuo. Egli distingue, all'interno delle varie passioni, passioni semplici, dalle quali derivano tutte le altre, e passioni più complesse, date dall'unione di due o più passioni semplici, proponendo un'analisi deduttiva delle passioni. Le sei passioni semplici e più importanti secondo Cartesio sono:
- meraviglia, amore, odio, desiderio, gioia e tristezza.
Per esempio dal desiderio possono derivare la speranza o il timore a seconda che ciò che desideriamo sia più o meno facile da ottenere.
Nonostante Cartesio consideri la ghiandola pineale quale causa delle passioni, tuttavia é ben consapevole che si tratta di una semplice ipotesi, priva di qualsiasi fondamento osservativo o sperimentale, che non può risolvere il problema del dualismo in via definitiva. Cartesio sarà infatti bersaglio di molte critiche da parte dei filosofi empiristi a causa di tale teoria che verrà considerata una semplice scorciatoia o escamotage finalizzata a chiudere un problema, quale quello del dualismo, destinato a rimanere senza soluzione.