venerdì 24 novembre 2023

Hume 2 - La morale del sentimento.

Classi 4°A/B/C Linguistico.

 Hume: la morale del sentimento.

Hume segue anche in ambito morale gli stessi presupposti su cui aveva sviluppato la sua teoria della conoscenza, affermando che il proprio intento non é quello di individuare norme prescrittive di comportamento che siano universalmente valide, ma bensì di descrivere come gli uomini si comportano e quali siano gli interessi che li spingono ad agire in un dato modo: Hume, quindi, non propone delle regole da seguire, sotto forma di leggi e di principi che obbligano ogni uomo a comportarsi in un certo modo, ma cerca di descrivere, senza giudicare, quali siano le cause in grado di spiegare le scelte di comportamento di ogni uomo nella vita quotidiana. Si tratta, quindi, di una morale che non può vincolare la libera scelta e che non può vantare alcuna pretesa razionale per essere legittimata. Nel suo saggio, intitolato Ricerca sui principi della morale, Hume vuole, partendo dall'esperienza, applicare ancora una volta la conoscenza della natura umana anche in riferimento alla morale. Egli sottolinea come, spesso, il giudizio circa la bontà o malvagità di un'azione venga espresso in riferimento all'utilità pubblica o meno dell'azione che viene commessa: se risulterà utile alla società verrà giudicata come buona, se sarà giudicata dannosa allora sarà definita cattiva. Hume ipotizza che i condizionamenti educativi che vengono attivati sui  comportamenti dei bambini si trasformino, con l'andare del tempo, in abitudini consolidate e poi in certezze che non vengono mai sottoposte a dubbio una volta che gli individui diventano adulti: l'educazione influenzerebbe in modo importante le diverse modalità di pensiero e di giudizio di ogni individuo.
Tuttavia Hume prosegue dicendo che l'influsso dell'educazione, sicuramente forte, non può spiegare in modo soddisfacente la nostra capacità di mostrare apprezzamento o avversione verso oggetti e comportamenti: egli ipotizza, quindi, che debba esistere nella natura umana un qualche fattore responsabile di tali capacità. Così come la credenza non ha nessun fondamento razionale, ma é riconducibile al sentimento, allo stesso modo sostiene che avvenga anche per la morale e che per questo motivo essa trovi il proprio fondamento sul sentimento, facoltà umana presente universalmente in ciascun individuo e che tutti sono in grado di riconoscere quale linguaggio universale. Hume, all'interno del terzo libro del suo Trattato sulla natura umana, si pone il problema se la morale possa essere controllata e influenzata dalla ragione, permettendo all'individuo di poter esprimere giudizi universali che possano essere dichiarati veri o falsi, permettendo così l'applicazione di norme morali  razionali e valide universalmente e non soggettive e relative in quanto riferite alle peculiari esperienze, diverse in ogni individuo.
Hume, però, precisa circa l'impossibilità di poter formulare giudizi di qualsiasi natura che abbiano pretesa di verità o di falsità: i giudizi morali non sono riferibili alla ragione umana perché sono riferiti alle materie di fatto e non alle idee e alle loro relazioni, cioè a contenuti di esperienza che non hanno alcuna rilevanza morale: la morale non é nell'azione, ma nella reazione che suscita nel soggetto che la giudica: la moralità é quindi un sentimento, non un dato di fatto o un oggetto della ragione. La morale per Hume, quindi, é strettamente collegata al sentimento e alla natura umana, visto che tutti gli uomini provano sentimenti simili in circostanze simili. Non esistono dunque fatti che siano per sé stessi morali o immorali, essi possono essere soltanto descritti o spiegati, ma non oggetto di giudizi di valutazione.
Tali premesse avranno talmente seguito nella filosofia successiva che verrano chiamate legge di Hume: tale legge afferma che non é possibile derivare delle norme da dei fatti, cioè essa intende dire che non é assolutamente possibile fondare un'etica normativa, in grado di stabilire che cosa é bene o sia giusto fare, e allo stesso tempo esclude l'esistenza di principi razionali in ambito etico.
Secondo Hume la morale é un sentimento che l'uomo prova in relazione ai fatti, paragonabile alle impressioni che derivano dalle percezioni: l'impressione che deriva dalle azioni virtuose é gradevole e per questo motivo noi le riteniamo tali.
Secondo Hume noi tendiamo a giudicare virtuosa o viziosa un'azione a seconda che la sua vista provochi in noi sentimenti di piacere o di dolore. Hume assume che i principi o le norme della morale sono soltanto delle costruzioni teoriche che noi utilizziamo per giustificare il piacere o l'avversione spontanei verso le azioni che osserviamo: noi sentiamo, senza alcuna riflessione razionale, che un comportamento é giusto o sbagliato, e soltanto dopo motiviamo questa reazione naturale con delle giustificazioni razionali: questo non significa che é virtuoso ciò che piace e malvagio ciò che non ci piace, ma che la natura umana possiede, grazie al sentimento, la capacità di distinguere il bene e il male senza far riferimento alla ragione.
Anche per quanto riguarda la società, Hume individua nel sentimento il suo fondamento, in quanto la morale sociale é finalizzata all'utilità comune, anche se non esistono principi universali o leggi in grado di vincolare l'agire sociale: se le leggi in uno Stato esistono per garantire l'utile di tutti, tuttavia la morale sociale richiede un'adesione personale ai principi, un sentire la loro positività.
Se Hume riconosce che lo scopo dell'agire morale é l'utile e l'interesse personale, tuttavia sostiene che l'uomo prova anche un naturale sentimento di simpatia verso gli altri uomini, la capacità di provare reazioni simili agli altri uomini, di sentire con, dinanzi agli stessi eventi.
L'universalità della morale si fonda per Hume sulla simpatia e, grazie alla comune natura umana che assume le stesse caratteristiche in tutti gli uomini, tutti gli uomini condividono le stesse reazioni verso gli stessi eventi.