mercoledì 20 dicembre 2023

Lezione 7 - Schelling 2: Il Pensiero Positivo.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 7

Schelling e Il rapporto tra l'Assoluto e il finito: filosofia dell'identità e filosofia della libertà.

Mentre Schelling ha chiarito il passaggio dalla Natura allo Spirito e la derivazione conseguente della Natura dallo Spirito, rimane aperta, invece, la definizione dell'Assoluto che viene inteso come semplicemente distinto dalla loro somma: manca quindi la definizione del momento originario dal quale far derivare entrambi.
A partire dal 1801 nell'opera intitolata l'Esposizione del mio sistema scientifico, Schelling sottolinea la necessità di fondare l'intero sistema su un Assoluto che non sia ancora ne' Natura e ne' Spirito, ma da cui entrambi possano essere dedotti. L'Assoluto viene definito come identità indifferenziata e questa fase della sua filosofia costituisce la filosofia dell'identità.
Questa concezione viene perfezionata in un'altra opera, intitolata Filosofia e religione del 1804, in cui l'Assoluto viene definito come identità di reale e ideale, di aspetto soggettivo, Spirito, e oggettivo, Natura, mentre la realtà finita e' data dalla separazione tra i due termini: l'Assoluto risulta quindi distinto dalla natura e dallo Spirito e diventa Dio. Il problema successivo e' rappresentato dall'eterogeneità tra Assoluto e finito e come il finito abbia avuto origine da esso. Richiamandosi al pensiero platonico, Schelling ritiene che soltanto le idee delle cose possano direttamente derivare dall'Assoluto, mentre le cose, la materia e gli individui rappresentano la decadenza delle idee. Tale processo non è lineare, ma implica un salto, un'uscita del finito dall'infinito. La causa di tale salto e' ricondotta alla colpa del finito, a una sorta di peccato originale in seguito al quale l'esistente si separa dall'ente, dall'essere necessario. La caduta porta all'isolamento dell'essere dal tutto, al chiudersi in se' stesso, che secondo Schelling si traduce in fenomeno fisico per diventare magnetismo negli organismi e forza centrifuga nei corpi celesti. In ambito morale invece la caduta trova la sua espressione nel peccato originale. Il massimo allontanamento dall'Assoluto coincide con l'inizio del ritorno ad esso: l'intero universo e l'intera storia umana vengono presentate come un processo di ricongiungimento con l'Assoluto. Il passaggio dall'universale, le idee, al particolare, le cose, come caduta causata dalla colpa del finito non propone però alcuna giustificazione della colpa, del peccato e del male che esso implica. Partendo dalla definizione di Assoluto come identità, Schelling sottolinea come in esso convivono gli opposti che si differenziano solo nel mondo reale. In tal modo l'Assoluto e' contraddizione: Dio e' bene e razionalità, ma presenta anche un aspetto oscuro e irrisolto, un principio inconscio che ne determina la caduta e il divenire nel mondo. Dio inizia quindi un recupero di se' come essere personale, un recupero che si manifesta come un processo di redenzione cosmica: un Dio in divenire, dunque, che deve riappropriarsi di se', risolvendo gli aspetti oscuri e contraddittori del suo essere. La dinamica conscio/inconscio già presente nella prima fase del pensiero di Schelling, tra Natura e Spirito, assume ora una dimensione cosmica che riguarda non solo Dio, ma tutta la realtà esistente. Il problema del male e della sua origine, attribuita a una colpa originaria del finito, e' adesso ricondotto alla stessa natura divina: Dio e' conscio e inconscio, bene e male, ha una componente inconsapevole da rimuovere, dal quale si origina il finito, la materia viene intesa come il lato oscuro di Dio. Dio, quindi, in origine e' imperfetto e deve realizzarsi nella storia. Schelling descrive il bisogno di Dio di lottare per chiarire se' stesso, per diventare un essere storico il cui sviluppo è il mondo. Lo Spirito agisce sulla materia per organizzarla e ricondurla alla coscienza.
Lo stesso processo riguarda anche l'uomo: anche lui è conscio e inconscio, la sua vita e' lotta per raggiungere un sempre più elevato grado di coscienza che non può mai realizzarsi completamente. Come in Dio, anche nell'uomo, esiste un fondamento inconscio da riscattare che è negatività e fonte di inquietudine, ma anche dinamicità e vitalità.

La filosofia positiva.

A partire dal 1841 Schelling opera un'ulteriore svolta al suo pensiero proponendo quella che chiama filosofia positiva. Con questa concezione egli vuole contrapporsi alla filosofia negativa, cioè al pensiero precedente e alla Logica di Hegel, che si era più preoccupata delle essenza delle cose e della loro possibilità logica, senza preoccuparsi della loro esistenza reale. Schelling infatti critica la tendenza della filosofia negativa a risolvere tutta la realtà nei concetti astratti e nello sviluppo logico del pensiero, dove l'identificazione di reale e ideale, elaborata da Hegel, ne rappresenta lo sviluppo più maturo e coerente.
L'intento di Schelling e' quello di mostrare i limiti della conoscenza logica e di indicare la strada attraverso cui cogliere Dio e le cose nella loro realtà concreta. Poiché l'Assoluto si identifica con il tutto, esso non può essere identificato in nessuna realtà determinata, neppure con Dio. Anche Dio infatti è un essere, mentre l'Assoluto che precede l'essere, deve essere indeterminato. Se l'Assoluto non può essere definito, esso può autodefinirsi, diventando mondo. Il passaggio dall'Assoluto al mondo e' ora un processo di libera creazione: rappresenta una scelta libera dell'Assoluto che l'uomo può soltanto ripercorrere e rivivere come conoscenza, ma senza poter intervenire, nemmeno a livello inconscio. La conoscenza non è, per Schelling, conoscenza dell'Assoluto da parte dell'uomo, ma è l'Assoluto che conosce se' stesso tramite l'uomo.
L'uomo può conoscere le condizioni dell'esistenza, cioè la filosofia negativa, ma non può conoscere perché la realtà esista in forme specifiche (filosofia positiva), essendo queste determinate unicamente dalla libera volontà dell'Assoluto. La conoscenza positiva e' possibile solo se comunicata dall'Assoluto stesso attraverso il mito e la rivelazione.
Il mito e la rivelazione per Schelling sono i canali su cui si costruisce la filosofia positiva.
Il mito, già importante nella fase dell'Idealismo trascendentale, diventa ora una delle manifestazioni di Dio nella storia. Il mito non rappresenta un'allegoria (da allo's = altro), cioè non nasconde un significato recondito esterno, ma una tautegoria (da tayto'= lo stesso), cioè presuppone che il significato sia interno al mito stesso e che emerga da esso, preparando alla rivelazione. La mitologia, intesa come religione naturale, non è
prodotta dagli uomini, ma è la manifestazione di Dio che, attraverso la coscienza umana, cerca se' stesso. La rivelazione sottrae la religione alla razionalità astratta della filosofia negativa e la colloca nella storia, nel mondo dei fatti e dell'esistente, che non può essere dedotto, ma solo accertato. Attraverso la rivelazione Dio incontra l'uomo sul piano dell'esistenza.

Lezione 6 - Schelling 1: Natura e Spirito.

Classi 5° A/B/C Linguistico - Lez. 6 

Schelling e la critica al concetto di natura di Fichte.

Schelling, pur apprezzando il pensiero di Fichte, ne critica la concezione della natura, in quanto nel pensiero fichtiano la natura rappresenta esclusivamente il momento negativo della conoscenza, il Non - Io, la cui funzione era quella di rendere possibile il momento dell'autoconsapevolezza dell'Io e di essere eterogenea ad esso: Fichte aveva proposto un concetto di Assoluto dove la natura risultava estranea all'Io e, a detta di Schelling, non si comprende facilmente come Io e Natura, così estranei ed eterogenei tra loro, possano fondersi insieme e costituire l'Assoluto che dovrebbe comprendere l'intera realtà.
La proposta di Assoluto di Schelling, invece, costituisce la sintesi di soggetto e di oggetto, di Spirito e Natura, sostenendo che la realtà debba comprenderli entrambi: l'Assoluto, quindi, rappresenta una fusione indistinta di Spirito e Natura, visti come due aspetti complementari di un unico principio e indistinguibili all'analisi del reale.
Lo Spirito è dato dal pensiero puro di un'umanità priva di qualsiasi determinazione, non di un'epoca storica precisata, ma astratta, e che comprende tutti gli aspetti salienti della civiltà umana. La Natura, invece, comprende tutti gli aspetti inerenti i fenomeni naturali, dall'inorganico all'organico, e la realtà esterna al pensiero.
La strada d’incontro tra Spirito e Natura si divide in due percorsi tra loro complementari:
- la fisica speculativa, che avvicina la Natura allo Spirito;
l'ideologia trascendentale che, invece, avvicina lo Spirito alla natura.

La fisica speculativa.

Schelling definisce la Natura come spiritualità inconscia, o dormiente, che rappresenta il lato oggettivo della conoscenza:
la razionalità della natura può quindi essere compresa e dedotta a priori, l'uomo è quindi in grado di comprenderne le leggi e di indagarne razionalmente il funzionamento, fondando così la possibilità di conoscenza scientifica della realtà;
la natura, inoltre, viene vista da Schelling come un organismo unitario e vitale, dotato di prevedibilità e guidato da un ordine razionale finalistico e non caotico. La spiritualità della natura, pur inconsapevole, si accompagna quindi a una razionalità necessaria e organizzata in un sistema coerente e razionale che permette di concepirla come un unico organismo vitale (organicismo).
Il finalismo presente nella natura non è esclusivamente riconducibile al meccanicismo di relazioni causa - effetto, ma è proprio della natura in quanto tale e non è dato dal soggetto conoscente. Il tentativo da parte della Natura di raggiungere la coscienza dell'uomo, attraverso la fisica speculativa appunto, deve incontrarsi, come vedremo, con quello dell'uomo di ricondurla interamente alla propria attività allo scopo di riappropriarsi in modo consapevole della propria naturalità.
I tre momenti che caratterizzano la fisica speculativa, scandiscono quindi il passaggio progressivo della Natura dall'incoscienza alla consapevolezza della propria spiritualità e sono dati da:

-  materia;
-  chimismo;
-  organismo.

Schelling afferma che la Natura è regolata al suo interno da due forze: l'attrazione e la repulsione e che il loro rapporto dà origine alla materia.
La materia, apparentemente inerte, mostra in realtà un equilibrio attivo dimostrato dalla gravità e dal magnetismo; quando questo equilibrio viene spezzato, subentra il secondo livello razionale: quello del chimismo.
La rottura di questo equilibrio tra le due forze si manifesta attraverso i fenomeni elettrici, un esempio ne sono i temporali, la luce, come ad es. nei trofismi, cioè i movimenti e le reazioni di alcune piante e fiori verso la luce del sole (ad es. il girasole o i fiori notturni),
 i processi biochimici, come ad es. nella fotosintesi clorofilliana o nelle trasformazioni energetiche, o i popolari esperimenti sull'elettricità animale condotti dallo scienziato Galvani sulle rane, contemporanei a Schelling. Nel chimismo l'equilibrio rotto viene ristabilito e la natura torna ad apparire inerte sino a quando viene spezzato nuovamente, in un processo continuo. Il terzo livello di razionalità naturale, quello dell'organismo, rappresenta il raggiungimento della razionalità consapevole della Natura, il proprio riconoscimento del suo essere Spirito. Con la vita organica infatti l'equilibrio viene continuamente spezzato dai vari processi biologici, altrimenti subentrerebbe la morte, e l'attività della natura è ininterrotta: con l'uomo infatti la natura raggiunge la soglia di coscienza, diventa capace di conoscersi e di riflettere su di sé, divenendo soggetto e aprendo la strada all'idealismo trascendentale. Ora la natura, da spirito inconsapevole e dormiente, è divenuta Spirito visibile.

L’idealismo trascendentale.

Lo Spirito, invece, viene definito come natura autocosciente e rappresenta il lato soggettivo della conoscenza. Esso emerge nella Natura grazie all'uomo che è capace di autocoscienza e di pensiero.
Nell'idealismo trascendentale la consapevolezza dello Spirito di essere anch'esso natura, si realizza nella storia umana che si suddivide in tre epoche:
- nella prima epoca, contraddistinta dal destino, l'uomo percepisce l'oggetto come esterno a sé e come dato, del tutto inconsapevole di averlo prodotto lui stesso col proprio pensiero. L'intuizione produttiva, inconscia ma reale, segna il passaggio dalla sensazione, che rappresenta il livello minimo di conoscenza, condiviso con gli animali, all'intuizione, processo di conoscenza più complesso che permette di intuire i fenomeni, ma non di dimostrarne l'esistenza (ad es. la respirazione, la vita, gli assiomi matematici); tale momento corrisponde alla materia della fisica speculativa organizzata nel magnetismo o lunghezza delle forze, nell'elettricità o superficie delle forze e nel processo chimico o spessore delle forze;
- nella seconda epoca, caratterizzata dalla natura, in cui gli istinti, le passioni e i bisogni naturali dell'uomo hanno ancora il sopravvento sulla razionalità, si passa dall'intuizione alla riflessione, realizzando lo Spirito la separazione tra soggetto e oggetto, e assumendo maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella natura;
- nella terza epoca, dominata dalla provvidenza, lo Spirito passa dalla riflessione al volere: l'uso dell'intelletto e dei concetti permette all'uomo di comprendere ormai di aver prodotto lui la realtà esterna e di poterla non soltanto conoscere, ma modellare con la sua azione pratica. Inoltre in quest'epoca lo Spirito può distinguere tra sapere auto prodotto e conoscenza indiretta, cioè elaborata da altri, che non riguarda più un'umanità astratta nel suo insieme, ma il singolo individuo. L'Io è non solo consapevole del suo rapporto con le cose, ma anche di sé come oggetto empirico e del suo sapere:
il principio d’individuazione che, a differenza dell'immaginazione produttiva, non è un processo inconscio ma è il risultato di una scelta, dipende dalla libera volontà dell'uomo e si colloca pertanto nella filosofia pratica: è infatti in ambito pratico che l’Io si differenzia dagli altri individui. L’azione è il risultato di un volere, di una scelta ed è dunque diversa per ogni individuo: nel riconoscere come propria l’azione che compie nel mondo, il singolo è quindi al tempo stesso consapevole di altre azioni che non sono prodotte da lui, e dunque riconosce l’esistenza di altre intelligenze da lui distinte e indipendenti. Lo Spirito si riconosce finalmente come Natura visibile.

La morale e la storia.

Il fatto che esistano altre intelligenze fuori del singolo è la garanzia dell’oggettività del mondo: proprio perché il soggetto produce l’oggetto, questo non sarebbe distinto dall’individuo se non esistesse anche per gli altri. A motivo del fatto che ogni individuo conosce consapevolmente il mondo in modo diverso dagli altri, Schelling parla di empirismo idealistico: idealistico in quanto l’oggetto è prodotto dal soggetto, empirismo in quanto perché per l’individuo il mondo esiste a tutti gli effetti come distinto da sé ed esterno, come realtà che può sperimentare e conoscere mediante la sua azione.
Tutto ciò pone il problema della libertà e dell’agire morale in quanto conoscere il mondo con l’intuizione produttiva richiede di poterlo modificare con la sua attività intenzionale.
E‘ proprio l’azione dell’individuo, tesa in apparenza a modificare l’oggetto, in realtà agisce sulle sue rappresentazioni e quindi l’agire morale, più che cambiare l’oggetto, cambia il soggetto stesso.
L’interazione tra gli individui produce un’unica realtà spirituale, l’umanità, che si sviluppa in un processo all’infinito nella storia.
La storia, in quanto prodotto dell’umanità, è soltanto in parte prodotta in modo consapevole: al suo interno sono presenti sia libertà, che necessità, coscienza e inconsapevolezza. Ogni individuo secondo Schelling agisce nella storia perseguendo i propri scopi personali, ma in realtà egli agisce spesso per finalità che gli sono ignote. Poiché la storia è fatta dalla specie, che esprime lo Spirito, e non dal singolo, la finalità della specie incarna quelle dell’Assoluto, mentre l’individuo le vive come necessità apparentemente incomprensibili.
Da una parte quindi la razionalità della storia che si esprime con la necessità degli eventi, dall’altra la libertà umana che è propria dello Spirito, ma che rimane processo inconscio per l’individuo.
La consapevolezza di una spiritualità cosciente che si realizza nella storia è il risultato dello sviluppo storico attraverso il quale lo Spirito diviene consapevole di sé attraverso l’umanità. L’uomo avverte una certa razionalità della storia, ma in modo parziale:
nella prima epoca, dominata dal destino, egli vede una forza impersonale che non può controllare e né comprendere e quindi accettare;
nella seconda epoca, dominata dalla natura, la razionalità viene percepita dall’uomo come legge e necessità, che a differenza del destino, è però comprensibile in quanto non rappresenta una forza superiore contro cui lottare, ma è espressione della natura stessa;
nella terza epoca, dominata dalla provvidenza, la razionalità si manifesta come spiritualità soggettiva e non più oggettiva e impersonale come la legge di natura.

La funzione dell’arte.

Nel momento in cui lo Spirito raggiunge l’apice della propria consapevolezza, continua però a contenere la naturalità, cioè una componente inconscia, rappresentata dall’intuizione produttiva. Nell’Assoluto dovranno congiungersi conscio e inconscio, l’attività dell’Io sulla natura (volontà- libertà) e l’attività della natura sull’Io (la conoscenza).
Questa sintesi avviene appunto nell’arte che occupa un ruolo centrale nel pensiero di Schelling tanto da caratterizzare il suo sistema come Idealismo estetico.
L’arte per Schelling ha una funzione conoscitiva superiore a quella della filosofia in quanto, a differenza di quest’ultima che coglie soltanto il lato cosciente e razionale della realtà, è in grado di cogliere gli aspetti più inconsci e spirituali della realtà.
Schelling auspica che la filosofia e le altre scienze, una volta raggiunta la propria maturità, confluiscano nel mito come nelle civiltà più antiche.
Lo Spirito che emerge via via dalla natura attraverso il percorso dall’inorganico all’organico, arrivando all’essere più spirituale, l’uomo, che però è anche l’essere naturale più lontano dalla natura.
La filosofia coglie la spiritualità astraendola dalla sensazione, mediante la conoscenza immediata della natura, nell’arte invece sensibilità e intelletto trovano una sintesi tra Natura e Spirito.
L’opera d’arte non esprime la singola individualità, ma neppure la spiritualità di un singolo popolo, bensì i simboli della spiritualità umana universale che possono essere più o meno comprensibili dall’umanità nelle diverse epoche storiche.
La mitologia incarna quindi la spiritualità inconscia che diviene gradualmente sempre più consapevole nel processo storico.

Lezione 5 - Fichte 3: Etica e Politica.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 5

 La morale fichtiana.

Il fulcro della morale di Fichte si evidenzia nel rapporto tra Io e Non - Io, dove l'umanità, in ogni singolo uomo, e' chiamato a scontrarsi con la natura, ma anche con la propria naturalità fatta di istinti e passioni, allo scopo di divenire sempre più consapevole di se' mediante lo streben, lo sforzo, cioè la propria attività incessante, realizzando così la propria moralità in un processo senza fine.
Nell'opera intitolata La missione del dotto Fichte chiarisce che l' Io divisibile e' appunto l'umanità che è chiamata ad umanizzare se stessa sia nei singoli individui, sia ad umanizzare la natura stessa. Il fine della morale e' il raggiungimento del sommo bene, inteso come unione di virtù e felicità: se l'uomo potesse infatti realizzare completamente la propria natura razionale, conseguire il bene sarebbe spontaneo, ma l'uomo e' condizionato dalla sensibilità che lo contrasta nel realizzare pienamente la propria razionalità: ecco perché non deve mai smettere di migliorarsi in un processo che tende all'infinito.
Diversi aspetti della morale di Fichte saranno accolti dai romantici:
- l'importanza dell'azione morale rispetto alla conoscenza, l'umanizzazione dell'uomo e del mondo, lo streben, lo sforzo che avvicina all'infinito e l'infinito stesso come sehnsucht, come desiderio e nostalgia.

La politica.

La concezione politica di Fichte si suddivide in un primo e in un secondo periodo.
Mentre il primo e' caratterizzato dal liberalismo in cui vengono ribaditi l'importanza dei diritti naturali e la marginalità dello Stato, nel secondo Fichte enfatizza lo stato commerciale chiuso, dove è compito dello Stato garantire a tutti i cittadini la proprietà e il lavoro e dove caldeggia una visione del mondo comune mediante la comunanza di lingua e tradizioni.
Nella fase liberale Fichte riprende l'ideale del contratto sociale tra Stato e cittadini, contratto che deve essere continuamente rinnovato allo scopo di salvaguardare la libertà di questi e i loro diritti naturali, sino al punto di poter rompere il contratto se i cittadini non si sentono in questo tutelati dallo Stato.
Alla fase liberale, segue quella dello Stato etico in cui Fichte esalta la nozione di popolo e la centralità dello Stato in vista di una futura unificazione dell'intera umanità.
A tale fase segue il cosiddetto periodo socialista in cui Fichte esalta la proprietà privata, considerandola un diritto fondamentale per la propria realizzazione morale, la proprietà e' il Non-Io mentre il lavoro che la consente e' espressione dell'Io in quanto attività umana. La sua idea e' che lo Stato, per garantire tali diritti a tutti, debba organizzare l'economia in modo corporativo, garantendo a tutti i cittadini l'integrazione, uguali diritti e la proprietà.
Secondo Fichte tre sono i fondamentali diritti che lo Stato deve quindi tutelare:
- la libertà, la conservazione e la proprietà.
Allo scopo di combattere la violazione di tali diritti, lo Stato deve dotarsi di poteri di controllo e di coercizione affidati a tre poteri:
- polizia, giudiziario e penale.
Tali istituzioni sono però transitorie in quanto l'interiorizzazione del diritto progressivamente deve trasformarsi in moralità, creando un sentire comune e una volontà comune che preludono al vero Stato Etico e alla nozione di popolo: l'obiettivo finale di Fichte e' l'identificazione totale del cittadino con lo Stato che fa presagire fin d'ora il suo pangermanesimo che sarà evidente nei Discorsi alla nazione tedesca.
Nei Discorsi egli riafferma la dignità della nazione tedesca contro gli invasori, in seguito alla sconfitta della Prussia a Jena ad opera di Napoleone nel 1806 e all'occupazione di Berlino da parte delle truppe francesi, e la missione spirituale del popolo tedesco di farsi portatore degli ideali di civiltà che gli sono propri rispetto alle altre nazioni. Sottolineando la forza dell'identità del popolo tedesco grazie alla lingua comune, alle comuni vicende storiche e ad una comune visione del mondo, afferma che lo spirito di un popolo forma gli individui e ciò rende il popolo tedesco superiore rispetto agli altri popoli: l'evidente nazionalismo di Fichte e' però conforme al suo pensiero filosofico: nella nozione di popolo egli vede la superiorità dello Spirito sul singolo individuo e auspica la futura Unione in un unico popolo di tutta l'umanità.

Ultima fase del pensiero di Fichte: Dio e Io.

In risposta alle accuse di ateismo che gli furono rivolte, Fichte nell'ultima rielaborazione del suo pensiero elimina l'iniziale identificazione tra sapere ed essere: mentre l'Io rappresenta l'assoluto sapere, Dio rappresenta l'assoluto essere, quindi non è più l'umanità a produrre il mondo, ma Dio. All'uomo e' solo dato di conoscerlo perché il sapere e' immagine di Dio, mentre Dio non crea il mondo, ma il mondo e' rappresentazione di se' è all'uomo e' dato solo conoscerlo. Partendo dalla conoscenza del mondo, quindi, l'uomo può giungere indirettamente a Dio che, in quanto trascendente, non può conoscere direttamente. Il problema che Fichte vuole affrontare e' il rapporto tra finito ed infinito: mentre prima del 1881 entrambi venivano identificati con l'umanità, cioè con l'Io, ora l'infinito viene identificato con Dio. L'infinito viene così considerato trascendente e non più sapere assoluto, cioè Io, ma rappresentazione della perfezione divina. Anche il diritto e la moralità subiscono un importante cambiamento di significato: il diritto viene ora concepito da Fichte come necessario e coercitivo per realizzare gli scopi della moralità e diventerà superfluo quando la moralità sarà interamente realizzata. La moralità si identifica con la religione in quanto rappresenta l'espressione di Dio nel mondo umano. Il divenire storico viene visto come provvidenza orientato verso il raggiungimento della ragione e della santità.
Il processo si articola in cinque epoche successive:
- nella prima, che coincide con gli inizi dell'umanità, la ragione si manifesta come istinto;
- nella seconda e' autorità coercitiva e si manifesta negli imperi dell'antichità, fino alle monarchie assolute dell'età moderna;
- nella terza l'umanità inizia a prendere coscienza di se', si ribella contro l'autorità ( la Rivoluzione Francese), avviando la quarta epoca;
- nella quinta epoca, quella della redenzione e della verità iniziata in precedenza, la ragione consapevole guida la storia (epoca della santità).

Lezione 4 - Fichte 2: L’Io Assoluto e la Metafisica del Soggetto.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 4

 L'Io Assoluto e la metafisica del soggetto.

L'obiettivo della metafisica del soggetto, come visto in precedenza, non consiste nel cercare di stabilire che cosa e' il mondo, ma come il soggetto lo produce. Eliminata la cosa in se', ciò che rimane e' il soggetto conoscente che riproduce nella conoscenza la realtà che lui stesso ha creato. L'Io quindi, partendo dai propri principi, produce il mondo e lo fa essere. Poiché nulla esiste indipendente da lui, l'Io si identifica con l'Assoluto.
Fichte nella prima parte della Dottrina delle Scienze ricerca la condizione generale di ogni conoscenza, un principio indubitabile, da cui derivare ogni altra conoscenza:
- il principio logico di identità per cui A= A.
Ma tale principio presuppone che vi sia un A, cioè che ci sia un'intelligenza che lo pensi, ma tale intelligenza non può essere altro che l'Io che pone se stesso in quanto condizione di ogni possibile conoscenza: perché si possa avere una qualche forma di conoscenza, si deve presupporre un principio originario: l'Io appunto. Poiché l'Io esiste  non come ente, ma solo in relazione al conoscere, esso esiste in quanto pensa se stesso. Mentre per Kant l'io penso e' soltanto una funzione conoscitiva e non esiste un soggetto prima della  conoscenza, per Fichte non può esserci conoscenza di alcun tipo prima della conoscenza che l'Io ha di se stesso, cioè dell'autocoscienza: si passa così da una teoria kantiana della conoscenza ad una metafisica. Tale passaggio e' sintetizzato da Fichte nel primo principio:
- l'Io pone se stesso;
Il secondo passo consiste per Fichte nel ricondurre tutto il reale, rappresentato dalla Natura, a confrontarsi con l'Io e ciò permette all'Io di divenire maggiormente consapevole del fatto che nessuna conoscenza, ne' realtà, sono possibili al di fuori dell'Io e ciò porta all'identità negativa del secondo principio:
- l'Io pone il Non-Io;
Ma da tale confronto tra l'Io e la realtà da esso prodotta deve scaturire la reciproca limitazione che renda concreti sia l'Io, che il Non-Io: e' infatti necessario che ogni uomo, così come ogni aspetto della natura siano riconducibili ad uno stesso principio, che dall'astrazione del pensiero, si passi alla concretezza dei singoli individui, e allora e' necessario il terzo principio:
- l'Io oppone, nell'Io, al Non-Io divisibile un Io divisibile;
Siamo così arrivati alla determinazioni dei singoli esseri prodotti dalla raggiunta consapevolezza dell'Io di dare origine sia alla realtà generale, che particolare, scaturita secondo Fichte proprio dal confronto con una realtà inizialmente estranea a se'.
Così la limitazione dell'Io da parte della natura nell'attività teoretica, si completa con la limitazione della natura mediante l'attività morale dell'umanità.

La dialettica.

I tre principi che Fichte presenta nella Dottrina delle scienza sono anche i tre momenti della dialettica che delineano il metodo di indagine di Fichte:

- la Tesi in cui si afferma qualcosa;

- l'Antitesi in cui l'affermazione precedente viene negata;

- la Sintesi in cui entrambe le affermazioni vengono fuse e superate.

La dialettica rispecchia per il filosofo la struttura dinamica e conflittuale della realtà, prodotta dal continuo confronto tra Io e Non- Io divisibili.
Poiché l'Io ha bisogno del Non-Io come limite per raggiungere la propria auto-consapevolezza, comprendendo se stesso e la propria azione, il processo utilizzato dall'Io per porre l'oggetto e' l'immaginazione produttiva. Per Kant tale processo aveva lo scopo di organizzare l'esperienza sulla base degli schemi trascendentali, mentre per Fichte l' immaginazione produttiva e' l'attività mediante la quale l'Io produce i dati della propria conoscenza. In un primo momento, infatti, l'Io percepisce gli oggetti come dotati di esistenza autonoma, come altro da se', pur avendoli prodotti esso stesso inconsapevolmente.
- Nel primo momento conoscitivo, quello della sensazione, l'Io avverte l'oggetto come dato e indipendente da se';
- nel secondo momento, quello dell' intuizione, il dato viene percepito come localizzato nello spazio e nel tempo;
- nel terzo momento l' intelletto organizza i dati secondo categorie proprie e li connette usando i giudizi;
- infine nel quarto momento la ragione separa la forma dal contenuto di conoscenza e l'Io riconosce nell'organizzazione del reale la propria organizzazione razionale: ma la consapevolezza piena giunge solo in un momento successivo poiché la realtà si presenta razionalizzabile, ma solo con l'attività concreta, cioè solo trasformandola con la propria attività, diviene razionale.
L'Io così si riappropria progressivamente del Non -Io, ma mai completamente: se cessasse il Non-Io, cesserebbe anche l'attività dell'Io e quindi il suo stesso essere. Se infatti l'Io si riappropriasse della totalità del Non- Io, esso diventerebbe totalmente consapevole di se'  e produrrebbe una realtà consapevolmente, si avrebbe così un idealismo dogmatico, mentre se il Non- Io non fosse riconducibile all'Io, si avrebbe il realismo, cioè una realtà del tutto autonoma dall'Io. La filosofia di Fichte considera invece il Non-Io come distinto dall'Io, ma ad esso riconducibile.

Lezione 3 - Fichte 1: L’Idealismo etico.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 3

 Fichte e l'Idealismo etico.

Fichte parte dalla seconda critica di Kant che assegna il primato alla morale sulla conoscenza, rendendo possibile all'uomo quella liberta' che, invece, nella conoscenza gli era stata preclusa. Egli parte dal problema della cosa in se' e individua due diverse possibilita' di scelta ideologica ed esistenziale per l'uomo:

- il dogmatismo, cioè incentrare la conoscenza umana sulla realtà degli oggetti esterni come esistenti, indipendentemente dal soggetto che li conosce;

- l'Idealismo, come tentativo di proseguire la strada già tracciata da Kant nell'assegnare il primato della conoscenza al soggetto che conosce la realtà secondo strutture mentali che gli sono proprie.
 La scelta dogmatica e'  caratterizzata dal realismo nella conoscenza della realtà esterna all'uomo, dal materialismo metafisico, cioè richiama un principio del tutto estraneo ed incomprensibile per l'uomo da cui e'  condizionato, e dal determinismo morale, in quanto la libertà di scelta morale risulta essere annullata dall'impossibilita' dell' uomo di sottrarsi all'imperscrutabile succedersi di eventi sui quali non può esercitare alcuna forma di controllo o di influenza.
La scelta idealistica, invece, comporta il soggettivismo nella conoscenza, la realtà e' infatti creata dal soggetto che la conosce, dallo spiritualismo metafisico, dove lo spirito umano si erge superiore ad ogni forma di materia, e dalla libertà in ambito morale.
Come già visto in precedenza, la scelta tra una metafisica dell'oggetto o dogmatismo, per il quale spiegare la realtà e' chiedersi cosa e' il mondo, e una metafisica del soggetto, per il quale spiegare la realtà e' chiedersi come il soggetto produce il mondo, non e' secondo Fichte frutto di una scelta teoretica, bensì il risultato di un sentire pratico ed esistenziale. Entrambe valide dal punto di vista conoscitivo, si differenziano nella misura in cui entrambe pongono l'accento o sull'oggetto rappresentato o sul soggetto che rappresenta.
Fichte sceglie la strada dell'Idealismo che preserva sia la libertà morale dell'uomo, sia la possibilità di poter controllare attivamente il proprio processo conoscitivo.
Se Fichte e' concorde con Kant circa la finalità della natura, tuttavia se ne discosta non considerando, come aveva fatto Kant, tale finalità già realizzata, ma sostiene che la natura debba essere conformata alla libera morale umana mediante l'attività dell'uomo in un processo che non e' ancora realizzato, ma che deve compiersi.
Nella misura in cui l'Io ordina la realtà con l'attività dell'uomo, l'universo assume struttura razionale e la fondazione della scienza e del sapere portano a quella dell' intera realtà. Nella Dottrina della scienza infatti Fichte enfatizza l'azione umanizzante dell'attività sulla natura: i campi vengono coltivati, gli animali addomesticati, l'intera natura e' assoggettata alla volontà e all'attività plasmatrice dell'uomo. La natura esce dal caos e viene ordinata dall'Io che modella la materia a propria immagine e anche l'umanità si eleva verso un ideale di umanità più spirituale e più unita. Non il singolo uomo, quindi, è in grado di compiere ciò, ma una umanità, non più selvaggia e primitiva, bensì razionale e dotata di un'unica volontà in grado di trasformare il mondo, di umanizzare la natura e se stessa.
Tale concezione richiama da vicino il Demiurgo platonico che, non individualità,ma forza spirituale, opera come una volontà collettiva, un soggetto unitario pur composto da una pluralità di volontà diverse per spazio- temporalità ed intenti: tale idea di un'umanità priva di determinazioni spaziali e temporali confluisce nella concezione fichtiana di Spirito.

Lezione 2 - Il Romanticismo: caratteri generali e movimenti europei.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 2

 Il Romanticismo

Il Romanticismo è sicuramente una corrente artistico-letteraria molto eterogenea che abbraccia tutti i campi dello scibile umano e che assume caratteri peculiari in ogni nazione in cui viene adottato.
I primi barlumi del movimento si sviluppano in Germania tra la fine del ‘700 e i primi anni dell’ ‘800 come “Sturm und Drang” (alla lettera tempesta e impeto) per le polemiche accese e vivaci sia contro il perbenismo della società dell’epoca, sia come reazione al dominio incontrastato della ragione illuminista. Nato sulle ali del periodo rivoluzionario e portatore degli ideali libertari ed egualitari della Rivoluzione Francese, accompagna le campagne napoleoniche e poi la Restaurazione.
Si distinguono un Primo e un Secondo Romanticismo separati da ideali totalmente differenti:
Il Primo si fa portavoce degli ideali rivoluzionari, della ricerca di una libertà assoluta e senza limiti, in cui domina una concezione “panteista” della natura vista quale organismo spirituale, vivo e in cui l’uomo è chiamato a fondersi nella sua ricerca d’infinito, è quindi un movimento vitale ed innovativo e si propone come alternativa politica ed economica alla società del tempo. I termini romantici che meglio rappresentano tale periodo sono:
il titanismo e lo streben dell’eroe romantico che tenta di superare ogni avversità del destino e di farsi esso stesso divinità, pur senza mai prevalere su di esso per cui accetta la sua sorte tragica, ma la combatte attivamente con lo “sforzo” o streben;
l’esaltazione dell’istinto e del sentimento intesi come forza vitale dell’uomo;
la riscoperta dell’arte e della sua funzione educativa sul popolo;
il termine Sehnsucht che indica il male del desiderio, la bramosia di essere appagato, destinata nell’uomo a essere insoddisfatta, il bisogno struggente di tornare alla totalità di cui l’uomo si sente parte, ma che è vanificato dal suo essere finito e mortale;
l’ironia come senso d’inadeguatezza dell’uomo dinanzi all’infinito che lo sovrasta.
Il Secondo è un movimento reazionario e conservatore che si ripiega nello studio della storia e della religione allo scopo di restaurare i valori tradizionali, ormai compromessi dalle vicende storiche recenti.
I tratti portanti del movimento sono:
il conservatorismo politico;
la religione e le sue gerarchie, intese come ordine e tradizione, e la fede;
l’enfasi posta sullo studio della storia e del periodo medievale in particolare;
il sentimento nazionale e la riscoperta del concetto di popolo.
La nascita ufficiale del movimento è del 1798, data di fondazione della rivista “Athenaeum” a opera dei due fratelli Schlegel, in cui sono contenute le linee programmatiche del movimento che culminerà con la fondazione del Circolo di Jena che riunirà artisti, letterati e filosofi aderenti al movimento.

Romanticismo Inglese

In Inghilterra il Romanticismo è anticipato dalla poesia sepolcrale che si diffonde nella prima metà del Settecento con i canti di Ossian, eroe scozzese, ricchi di temi nostalgici e malinconici sui temi della vita e della morte che influenzano anche Foscolo nella composizione dei Sepolcri. Poeti come Thomas Grey, Coleridge, Byron, Shelley e Keats sono i maggiori interpreti del Romanticismo inglese: ribelli e anticonvenzionali, eroi tragici incompresi e dannati, incarnano mirabilmente tali caratteri.

Romanticismo Francese

In Francia Madame de Stael apre la strada verso le nuove idee romantiche. I temi portanti sono l’emancipazione femminile, l’indigenza delle classi popolari che vivono ai margini della società, la rottura degli schemi tradizionali. Hugo, Lamartine, George Sand, Balzac incarnano al meglio il movimento francese.

Romanticismo Italiano

In Italia il movimento romantico si fa portavoce dei moti indipendentisti contro la dominazione austro-ungarica e del bisogno di libertà, legandosi strettamente al Risorgimento italiano. In esso non vi sono né l’esaltazione del sentimento, né il fascino per il mistero e il soprannaturale o per l’irrazionale.
I maggiori esponenti sono Manzoni, Leopardi, Rosmini, Gioberti e Mazzini. Pur presentando l’Italia una realtà storica più simile a quella tedesca rispetto alle altre nazioni, il Romanticismo giunge in Italia solo nel 1816 grazie alla Lettera Semiseria di Berchet e a Madame de Stael e ai suoi articoli. Non si può però affermare che gli artisti romantici italiani lo siano totalmente: gli influssi classici permangono in essi molto forti e si mescolano a toni romantici in modo originale.

L’IDEALISMO

Tale movimento filosofico è la traduzione naturale in chiave filosofica appunto delle tematiche e dei modi di sentire propri del Romanticismo. E’ difficile isolare al suo interno problematiche filosofiche da temi cari ai romantici: la commistione è sempre presente sia a livello di idee, sia per l’influsso molto forte che su tale movimento esercitano artisti e letterati romantici e viceversa, con riferimento alla significativa influenza di alcuni filosofi idealisti come Fichte, Schelling e lo stesso Hegel sul movimento romantico tedesco ed europeo sia per gli argomenti affrontati, sia per il seguito che le loro teorizzazioni hanno avuto nei vari paesi europei.

Lezione 1 - La revisione del Kantismo e il problema del noumeno.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 1

 La revisione del Kantismo: il problema del noumeno.

L'eredità scomoda di una duplice realtà lasciata da Kant ai suoi successori, il noumeno e il fenomeno, costringe questi ultimi a dover affrontare il problema di superare la situazione di stallo ideologico che si era venuta a creare dopo la sua morte. L'inconoscbilità del noumeno e l'impossibilità per l'uomo di dimostrarne l'esistenza, sia per via conoscitiva nella Critica della Ragion Pura, sia per via pratica nella Critica della Ragion Pratica, pone il problema di ridurre il divario tra la realtà esterna all'uomo e il suo pensiero. Inoltre per Kant lo stesso fenomeno che apriva le porte alla conoscenza scientifica della realtà degli oggetti e dei fenomeni naturali, non era privo di dubbi: l'uomo, infatti, conosce la realtà in base alle sue strutture a priori, ai suoi occhiali rosa che non può mai togliersi e che non gli possono garantire l'assoluta coincidenza tra l'oggetto conosciuto dalla sua ragione e quello reale. Stando così le cose, diventava necessario riportare ad unità entrambi gli aspetti della realtà così scissi.
Se la strada tracciata da Kant nella rivoluzione copernicana era stata di porre al centro della conoscenza il soggetto che conosce, rispetto al ruolo secondario dell'oggetto conosciuto, bisognava non arretrare di nuovo ad una passività dell'uomo di fronte alla realtà da conoscere teorizzata da Locke nel '600. Sia Platone, che Cartesio si erano imbattuti in precedenza con problemi simili, ma Kant e il suo sistema rappresentano ormai un chiaro punto di non ritorno di cui non si può non tener conto. Così filosofi come Reinhold, Maimon e Schulze tentano l'impresa impossibile: l'annientamento della realtà noumenica dal pensiero filosofico romantico. Su idea di Jacobi, altro studioso del periodo, procederanno verso quest’obiettivo, traghettando il Criticismo kantiano verso l'Idealismo vero e proprio. Il processo, causato dall'eliminazione della cosa in sé, porta a privare l'oggetto delle sue qualità essenziali, che perde così la sua fisicità di oggetto percepito, per diventare semplicemente idea rappresentata dalla nostra mente, puro pensiero privo di determinazioni fisiche e non soggetto più al controllo della ragione, come intesa da Kant, ma espressione della coscienza, inconsapevole di tale processo.

Reinhold e la rappresentazione.

Egli, entusiasta sostenitore e diffusore degli scritti kantiani, parte dal criticismo kantiano per sottolineare l'esigenza di individuare un principio unitario che superi la contrapposizione fenomeno/noumeno e che possa riunire i diversi piani della realtà. Tale principio viene da lui individuato nella rappresentazione, che definisce come l'elemento più semplice della coscienza, in grado di precedere e fondare la distinzione tra soggetto e oggetto: la coscienza, infatti, si esprime nell'atto di rappresentare, mentre l'oggetto viene rappresentato. La rappresentazione, pur causando ogni relazione tra il pensiero di un soggetto e la realtà a lui esterna, non è però né conoscibile, né rappresentabile essa stessa. Per intenderci le famose lenti colorate di Kant che presupponevano l'universalità della conoscenza umana, e quindi di quella scientifica, in quanto tutti gli uomini sono dotati delle stesse strutture a priori, diventa per Reinhold non più il dubbio se esista una realtà che possieda effettivamente le caratteristiche che noi le attribuiamo, ma che tali caratteristiche rappresentate nella nostra mente non abbiano alcuna realtà esterna con cui confrontarsi, se non quella delle nostre lenti.

Maimon.

Una critica radicale alla nozione della cosa in sé viene avanzata da Maimon che considera tale concetto come una contraddizione in quanto non si può sostenere l'esistenza di qualcosa che abbiamo definito come non conoscibile. Infatti per Maimon solo ciò che è interno alla coscienza è rappresentabile, e quindi conoscibile, e la cosa in sé è, per definizione, esterna alla coscienza e quindi una non-cosa.
Se è vero che nella coscienza vi è un aspetto di <dato>, indipendente dalla intenzionalità del soggetto che conosce, allora esso rappresenta dei contenuti di cui la coscienza non e' consapevole e la cosa in se' sarebbe interna alla coscienza. Tale contenuto inconscio può essere progressivamente ridotto con l'aumento della consapevolezza filosofica, ma non scomparirà mai totalmente: Maimon paragona tale limite della cosa in sé alla radice quadrata di 2, cioè a un limite che può essere determinato sempre meglio ma che, in quanto contenuto inconsapevole della coscienza, non può mai essere annullato. La cosa in sé, se considerata esterna alla coscienza e non rappresentabile, sarebbe invece contraddittoria e paragonabile a un numero immaginario come alla radice quadrata di un numero negativo. L'errata percezione della cosa in sé deriva quindi dal fatto che la coscienza produce sia il contenuto, che la forma della rappresentazione, ma il contenuto è frutto di attività inconsapevole e viene quindi percepito come esterno alla coscienza.

Schulze e lo scetticismo.

Schulze contesta Kant per aver tradito i principi stessi del suo criticismo, che richiedeva che la conoscenza dovesse avere come contenuti i dati dell'esperienza. Ma ciò rende impraticabile la pretesa di conoscere le forme a priori di essa in quanto, per definizione, esse sono anteriori e staccate da ogni contenuto di esperienza. A causa di ciò Schulze propone il ritorno allo scetticismo di Hume che sosteneva che solo le rappresentazioni possono essere oggetto di conoscenza, ma che nulla si può dire nè della ipotetica cosa in sé, né del soggetto che conosce. Lo stesso Fichte, raccogliendo la critica di Schulze, rinuncerà alla dimostrazione teoretica dell'Idealismo e assumerà come criterio di scelta tra dogmatismo e idealismo le conseguenze per l'uomo in ambito pratico.

Da Kant all'Idealismo.

Gia' in Kant vi erano alcune importanti premesse all'Idealismo:

l'assoluta preminenza del soggetto che conosce sulla realtà conosciuta;

lo studio delle condizioni di conoscibilità del mondo dell'esperienza;

l'uomo come fine ultimo della natura e suo ordinatore: la natura è razionale, regolata da leggi e da scopi che presuppongono un ordine non riferibile al singolo uomo, o all'umanità concretamente esistente, ma alla razionalità umana complessiva nel suo sviluppo.

Eliminare la cosa in sé apre la strada al coincidere di realtà e sapere, dove le leggi strutturali della realtà coincidono con quelle del pensiero. Lo stesso Io Penso kantiano non rappresenta un individuo o un popolo, ma una funzione della conoscenza che è per certi versi noumenica, non la si potrà' mai spiegare completamente, per altri fenomenica nella misura in cui regola la realtà ed è esistente. Inoltre, non solo sul piano conoscitivo accettare la cosa in sé limiterebbe lo spazio di conoscenza dell'uomo, ma anche su quello morale lo costringerebbe a rinunciare alla propria libertà, senza la quale non può esserci azione morale: il mondo risulterebbe regolato da principi indipendenti da noi e verrebbero meno lo scopo finale della natura e il suo ordine: l'umanità.