Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 5
La morale fichtiana.
Il fulcro della morale di Fichte si evidenzia nel rapporto tra Io e Non - Io, dove l'umanità, in ogni singolo uomo, e' chiamato a scontrarsi con la natura, ma anche con la propria naturalità fatta di istinti e passioni, allo scopo di divenire sempre più consapevole di se' mediante lo streben, lo sforzo, cioè la propria attività incessante, realizzando così la propria moralità in un processo senza fine.
Nell'opera intitolata La missione del dotto Fichte chiarisce che l' Io divisibile e' appunto l'umanità che è chiamata ad umanizzare se stessa sia nei singoli individui, sia ad umanizzare la natura stessa. Il fine della morale e' il raggiungimento del sommo bene, inteso come unione di virtù e felicità: se l'uomo potesse infatti realizzare completamente la propria natura razionale, conseguire il bene sarebbe spontaneo, ma l'uomo e' condizionato dalla sensibilità che lo contrasta nel realizzare pienamente la propria razionalità: ecco perché non deve mai smettere di migliorarsi in un processo che tende all'infinito.
Diversi aspetti della morale di Fichte saranno accolti dai romantici:
- l'importanza dell'azione morale rispetto alla conoscenza, l'umanizzazione dell'uomo e del mondo, lo streben, lo sforzo che avvicina all'infinito e l'infinito stesso come sehnsucht, come desiderio e nostalgia.
La politica.
La concezione politica di Fichte si suddivide in un primo e in un secondo periodo.
Mentre il primo e' caratterizzato dal liberalismo in cui vengono ribaditi l'importanza dei diritti naturali e la marginalità dello Stato, nel secondo Fichte enfatizza lo stato commerciale chiuso, dove è compito dello Stato garantire a tutti i cittadini la proprietà e il lavoro e dove caldeggia una visione del mondo comune mediante la comunanza di lingua e tradizioni.
Nella fase liberale Fichte riprende l'ideale del contratto sociale tra Stato e cittadini, contratto che deve essere continuamente rinnovato allo scopo di salvaguardare la libertà di questi e i loro diritti naturali, sino al punto di poter rompere il contratto se i cittadini non si sentono in questo tutelati dallo Stato.
Alla fase liberale, segue quella dello Stato etico in cui Fichte esalta la nozione di popolo e la centralità dello Stato in vista di una futura unificazione dell'intera umanità.
A tale fase segue il cosiddetto periodo socialista in cui Fichte esalta la proprietà privata, considerandola un diritto fondamentale per la propria realizzazione morale, la proprietà e' il Non-Io mentre il lavoro che la consente e' espressione dell'Io in quanto attività umana. La sua idea e' che lo Stato, per garantire tali diritti a tutti, debba organizzare l'economia in modo corporativo, garantendo a tutti i cittadini l'integrazione, uguali diritti e la proprietà.
Secondo Fichte tre sono i fondamentali diritti che lo Stato deve quindi tutelare:
- la libertà, la conservazione e la proprietà.
Allo scopo di combattere la violazione di tali diritti, lo Stato deve dotarsi di poteri di controllo e di coercizione affidati a tre poteri:
- polizia, giudiziario e penale.
Tali istituzioni sono però transitorie in quanto l'interiorizzazione del diritto progressivamente deve trasformarsi in moralità, creando un sentire comune e una volontà comune che preludono al vero Stato Etico e alla nozione di popolo: l'obiettivo finale di Fichte e' l'identificazione totale del cittadino con lo Stato che fa presagire fin d'ora il suo pangermanesimo che sarà evidente nei Discorsi alla nazione tedesca.
Nei Discorsi egli riafferma la dignità della nazione tedesca contro gli invasori, in seguito alla sconfitta della Prussia a Jena ad opera di Napoleone nel 1806 e all'occupazione di Berlino da parte delle truppe francesi, e la missione spirituale del popolo tedesco di farsi portatore degli ideali di civiltà che gli sono propri rispetto alle altre nazioni. Sottolineando la forza dell'identità del popolo tedesco grazie alla lingua comune, alle comuni vicende storiche e ad una comune visione del mondo, afferma che lo spirito di un popolo forma gli individui e ciò rende il popolo tedesco superiore rispetto agli altri popoli: l'evidente nazionalismo di Fichte e' però conforme al suo pensiero filosofico: nella nozione di popolo egli vede la superiorità dello Spirito sul singolo individuo e auspica la futura Unione in un unico popolo di tutta l'umanità.
Ultima fase del pensiero di Fichte: Dio e Io.
In risposta alle accuse di ateismo che gli furono rivolte, Fichte nell'ultima rielaborazione del suo pensiero elimina l'iniziale identificazione tra sapere ed essere: mentre l'Io rappresenta l'assoluto sapere, Dio rappresenta l'assoluto essere, quindi non è più l'umanità a produrre il mondo, ma Dio. All'uomo e' solo dato di conoscerlo perché il sapere e' immagine di Dio, mentre Dio non crea il mondo, ma il mondo e' rappresentazione di se' è all'uomo e' dato solo conoscerlo. Partendo dalla conoscenza del mondo, quindi, l'uomo può giungere indirettamente a Dio che, in quanto trascendente, non può conoscere direttamente. Il problema che Fichte vuole affrontare e' il rapporto tra finito ed infinito: mentre prima del 1881 entrambi venivano identificati con l'umanità, cioè con l'Io, ora l'infinito viene identificato con Dio. L'infinito viene così considerato trascendente e non più sapere assoluto, cioè Io, ma rappresentazione della perfezione divina. Anche il diritto e la moralità subiscono un importante cambiamento di significato: il diritto viene ora concepito da Fichte come necessario e coercitivo per realizzare gli scopi della moralità e diventerà superfluo quando la moralità sarà interamente realizzata. La moralità si identifica con la religione in quanto rappresenta l'espressione di Dio nel mondo umano. Il divenire storico viene visto come provvidenza orientato verso il raggiungimento della ragione e della santità.
Il processo si articola in cinque epoche successive:
- nella prima, che coincide con gli inizi dell'umanità, la ragione si manifesta come istinto;
- nella seconda e' autorità coercitiva e si manifesta negli imperi dell'antichità, fino alle monarchie assolute dell'età moderna;
- nella terza l'umanità inizia a prendere coscienza di se', si ribella contro l'autorità ( la Rivoluzione Francese), avviando la quarta epoca;
- nella quinta epoca, quella della redenzione e della verità iniziata in precedenza, la ragione consapevole guida la storia (epoca della santità).