mercoledì 20 dicembre 2023

Lezione 3 - Fichte 1: L’Idealismo etico.

 Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 3

 Fichte e l'Idealismo etico.

Fichte parte dalla seconda critica di Kant che assegna il primato alla morale sulla conoscenza, rendendo possibile all'uomo quella liberta' che, invece, nella conoscenza gli era stata preclusa. Egli parte dal problema della cosa in se' e individua due diverse possibilita' di scelta ideologica ed esistenziale per l'uomo:

- il dogmatismo, cioè incentrare la conoscenza umana sulla realtà degli oggetti esterni come esistenti, indipendentemente dal soggetto che li conosce;

- l'Idealismo, come tentativo di proseguire la strada già tracciata da Kant nell'assegnare il primato della conoscenza al soggetto che conosce la realtà secondo strutture mentali che gli sono proprie.
 La scelta dogmatica e'  caratterizzata dal realismo nella conoscenza della realtà esterna all'uomo, dal materialismo metafisico, cioè richiama un principio del tutto estraneo ed incomprensibile per l'uomo da cui e'  condizionato, e dal determinismo morale, in quanto la libertà di scelta morale risulta essere annullata dall'impossibilita' dell' uomo di sottrarsi all'imperscrutabile succedersi di eventi sui quali non può esercitare alcuna forma di controllo o di influenza.
La scelta idealistica, invece, comporta il soggettivismo nella conoscenza, la realtà e' infatti creata dal soggetto che la conosce, dallo spiritualismo metafisico, dove lo spirito umano si erge superiore ad ogni forma di materia, e dalla libertà in ambito morale.
Come già visto in precedenza, la scelta tra una metafisica dell'oggetto o dogmatismo, per il quale spiegare la realtà e' chiedersi cosa e' il mondo, e una metafisica del soggetto, per il quale spiegare la realtà e' chiedersi come il soggetto produce il mondo, non e' secondo Fichte frutto di una scelta teoretica, bensì il risultato di un sentire pratico ed esistenziale. Entrambe valide dal punto di vista conoscitivo, si differenziano nella misura in cui entrambe pongono l'accento o sull'oggetto rappresentato o sul soggetto che rappresenta.
Fichte sceglie la strada dell'Idealismo che preserva sia la libertà morale dell'uomo, sia la possibilità di poter controllare attivamente il proprio processo conoscitivo.
Se Fichte e' concorde con Kant circa la finalità della natura, tuttavia se ne discosta non considerando, come aveva fatto Kant, tale finalità già realizzata, ma sostiene che la natura debba essere conformata alla libera morale umana mediante l'attività dell'uomo in un processo che non e' ancora realizzato, ma che deve compiersi.
Nella misura in cui l'Io ordina la realtà con l'attività dell'uomo, l'universo assume struttura razionale e la fondazione della scienza e del sapere portano a quella dell' intera realtà. Nella Dottrina della scienza infatti Fichte enfatizza l'azione umanizzante dell'attività sulla natura: i campi vengono coltivati, gli animali addomesticati, l'intera natura e' assoggettata alla volontà e all'attività plasmatrice dell'uomo. La natura esce dal caos e viene ordinata dall'Io che modella la materia a propria immagine e anche l'umanità si eleva verso un ideale di umanità più spirituale e più unita. Non il singolo uomo, quindi, è in grado di compiere ciò, ma una umanità, non più selvaggia e primitiva, bensì razionale e dotata di un'unica volontà in grado di trasformare il mondo, di umanizzare la natura e se stessa.
Tale concezione richiama da vicino il Demiurgo platonico che, non individualità,ma forza spirituale, opera come una volontà collettiva, un soggetto unitario pur composto da una pluralità di volontà diverse per spazio- temporalità ed intenti: tale idea di un'umanità priva di determinazioni spaziali e temporali confluisce nella concezione fichtiana di Spirito.