mercoledì 20 dicembre 2023

Lezione 8 - Hegel 1: Vicende biografiche e Scritti Giovanili.

Classi 5° A/B/C Linguistico - Lez. 8

 Hegel: vicende biografiche.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda il 27 Agosto 1770, qui frequenta il Gymnasium e nel 1788 entra nello Stift, il collegio teologico di Tubinga, dove stringe amicizia con Hördelin e con Schelling. Allo scoppio della Rivoluzione Francese è tra i sostenitori più accesi dei nuovi principi rivoluzionari. Dopo aver completato nel 1793 il proprio ciclo di studi, Hegel lavora in qualità di precettore fino al 1796 a Berna, e poi a Francoforte. Tra gli scritti di questi anni, che vedranno la pubblicazione solo nel 1907 col titolo di Scritti teologici giovanili, i più importanti sono la Vita di Gesù, La Positività della religione cristiana, Lo Spirito del cristianesimo e il suo destino. In tali scritti Hegel critica la morale kantiana perché fondata in modo esclusivo sull'intelletto, ricercando una possibile sintesi tra ragione e sentimento. Questo è stato definito da molti studiosi, come il periodo romantico del giovane Hegel, fortemente influenzato da un forte sodalizio intellettuale con Hölderlin e Schelling.
Nel 1799, alla morte del padre, eredità un lascito sufficiente a permettergli di abbandonare il suo lavoro di precettore e nel 1801 raggiunge Schelling a Jena, dove consegue l'abilitazione all'insegnamento accademico, e dove si trattiene in qualità di libero docente sino al 1807.
Lasciata Jena a causa dell'occupazione francese, egli si trasferisce a Bamberga, dove pubblica la Fenomenologia dello Spirito. Dal 1808 è preside e professore di propedeutica filosofica presso il ginnasio di Norimberga. Il testo delle lezioni, con lo scopo di presentare al pubblico una versione semplificata del proprio sistema, sarà pubblicata postuma con il titolo di Propedeutica filosofica.
Tale opera presenta la stessa articolazione che verrà riproposta nelle opere successive, in particolare nella Scienza della Logica, scritta tra il 1812 e il 1816, e nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche.
Nel 1816 viene nominato professore di filosofia all'Università di Heidelberg e qui, dopo aver curato un'esposizione organica del proprio sistema, la pubblica nel 1817 col titolo di Enciclopedia delle scienze filosofiche, articolandola in tre sezioni: Logica, Filosofia della natura e Filosofia dello Spirito. Nel 1827 la seconda edizione di quest'opera sarà arricchita di nuovi approfondimenti e annotazioni e pubblicata nello stesso anno. Nel 1818 Hegel viene nominato professore a Berlino presso la nuova università, che era stata fondata appena nel 1810, ma che già rappresentava un polo culturale a livello internazionale. Seguono nel 1821 gli scritti intitolati Lineamenti della filosofia del diritto, che è l'unica opera del periodo berlinese che sarà pubblicata prima della sua morte, avvenuta il 14 Novembre 1831 per un'epidemia di colera.
Negli anni successivi gli allievi ordinano e pubblicano il suo materiale delle lezioni berlinesi: le Lezioni sulla filosofia della storia, le Lezioni sulla filosofia della religione, l'Estetica e le Lezioni di storia della filosofia.

I luoghi hegeliani.

I luoghi della vita di Hegel risultano importanti non soltanto per le sue vicende biografiche, ma anche perché scandiscono le diverse fasi del suo pensiero. Hegel nasce a Stoccarda e compie gli studi a Tubinga, presso il collegio teologico. Dal 1793 al 1796 lavora come precettore prima a Berna, poi a Francoforte. Ai soggiorni in queste tre città, in particolare al cosiddetto «periodo bernese», risale la stesura degli Scritti Giovanili, che verranno pubblicati solo nel 1907.
Dal 1801 insegna in qualità di libero docente a Jena, dove si trova anche Schelling. Al «periodo di Jena», dal 1801 al 1807, corrisponde la stesura della Fenomenologia dello Spirito, che vedrà la pubblicazione a Bamberga, dove Hegel si stabilisce nel 1807.
L'anno successivo insegna presso il ginnasio di Norimberga dove scrive la Scienza della logica e dove si trattiene sino al 1816, quando è nominato professore ad Heidelberg. Durante il «periodo di Heidelberg», che comprende gli anni che vanno dal 1816 al 1818, Hegel cura la stesura dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche, l'esposizione sistematica del suo intero sistema filosofico. Nel 1818, quando Hegel soggiorna a Berlino, inizia il «periodo berlinese», durante il quale cura la stesura dei Lineamenti della filosofia del diritto, che pubblica nel 1821. Tale fase è caratterizzata dall'intensa attività accademica sulla cattedra che era appartenuta a Fichte.

Linee generali del sistema.

La filosofia di Hegel parte dal presupposto che la razionalità della realtà, che è evidente nel mondo, non sia frutto del caso, ma che derivi da un progetto, da un lógos preesistente, che lo stesso Hegel paragona «a Dio prima della creazione del mondo».
Proprio a causa della presenza del lògos, ne consegue che tutta la realtà sarà razionale, in quanto sviluppo del lògos. Tuttavia Hegel sottolinea come tale razionalità diventa visibile solo se si considera la realtà nella sua totalità, come un intero, cioè come un Assoluto: ogni parte può infatti manifestare la propria razionalità soltanto ripercorrendo i diversi passaggi che la ricollegano alla totalità del reale. Ma per poter individuare tale percorso, è necessario cogliere la dinamicità del reale mediante l'uso della dialettica. La dialettica infatti è al tempo stesso sia il modo di essere della realtà, sia il metodo filosofico con cui si può conoscerla.
Una volta chiarite tali premesse il sistema filosofico di Hegel si sviluppa in modo lineare in tre momenti: la logica, la natura e lo Spirito. La logica rappresenta l'astrattezza dell'Idea in sé, la razionalità che non è ancora diventata mondo, la natura rappresenta l'Idea per sé o fuori di sé, la concretezza o la razionalità che si fa mondo, lo Spirito o l'Idea in sé e per sé, cioè la razionalità che diventa autocosciente e che si esprime nella storia sia come istituzioni, sia nel sapere.
In questo sviluppo la coscienza individuale occupa un ruolo centrale: la coscienza deve passare dal pensiero comune a quello filosofico, in modo da raggiungere la propria autocoscienza, fino a riconoscersi quale parte di un tutto, che è appunto lo Spirito.
Se la coscienza raggiunge una visione filosofica della realtà, questo itinerario della coscienza rappresenta però anche un momento dello sviluppo dello Spirito che, attraverso la coscienza individuale, diventa consapevole di sé.
Il legame reciproco tra la Fenomenologia dello Spirito e lo Spirito è duplice: da un lato la Fenomenologia rappresenta una preparazione alla filosofia che permette di vedere la realtà come sviluppo dell'Idea, dall'altro il raggiungimento di tale consapevolezza è a sua volta un momento dello sviluppo dello Spirito: è l'Idea che incomincia ad essere consapevole di sé attraverso i singoli individui.

Gli Scritti Giovanili.

L'argomento caratterizzante delle opere giovanili di Hegel è caratterizzato dall'indagine in ambito religioso. Tali scritti sono stati dalla critica suddivisi in tre periodi: quello di Tubinga, per gli anni che vanno dal 1788 al 1793; quello bernese, dal 1793 al 1796; quello di Francoforte che comprende gli anni dal 1797al 1800.
L'interesse di Hegel per l'argomento religioso muove dal dibattito in merito aperto prima da Kant, con lo scritto del 1793 La religione nei limiti della semplice ragione, e da. Fichte, nel Saggio di una critica di ogni rivelazione del 1792, ma Hegel coglie l'opportunità per analizzare il rapporto tra il particolare e universale, tra individuo e l'Assoluto, attraverso un'interpretazione del cristianesimo e, in particolare, dei temi dell'incarnazione e della figura del Dio-uomo.
Negli Scritti religiosi Hegel fa spesso riferimento alla classicità greca che per lui rappresenta un modello di eticità. Spesso, infatti, contrappone la religiosità greca classica all'apparato di dogmi e di riti che caratterizzano il cristianesimo. Secondo Hegel la religione greca dell'antichità rispecchia, non soltanto un'esistenza etica dell'individuo, ma anche della pólis, espressione dell'unione tra l'individuo e la comunità a cui appartiene. È proprio l'esigenza di recuperare quella stessa religiosità naturale che guida Hegel nella riscoperta delle manifestazioni più autentiche del Cristianesimo e, in particolare, della religione popolare.

La religione popolare.

Nello scritto Religione popolare e cristianesimo Hegel distingue tra religione soggettiva e religione oggettiva. Con il termine di religione soggettiva intende l'interiorizzazione da parte del soggetto di norme e valori che, da esterne e imposte all'individuo, diventano moralità personale e scelta; per religione oggettiva intende invece l'insieme di riti e di verità che si traducono in una fede che l'individuo può abbracciare liberamente ma che, una volta scelta, non può subire alcuna modifica personale.
Il passaggio tra la religione oggettiva ad una soggettiva costituisce proprio il compito dello Stato: qui Hegel anticipa il rapporto tra diritto, moralità ed eticità che costituirà uno degli aspetti più salienti del suo sistema. Se la religione deve interiorizzarsi in norma morale, è compito dello Stato favorire tale passaggio da quella oggettiva a quella soggettiva e il ruolo sociale dello Stato è quello di promuovere la religione popolare che rappresenta il risultato di tale transizione.
La religione a cui fa riferimento Hegel non è il cristianesimo, come si è storicamente sviluppato e che, anzi, criticherà aspramente ne La positività della religione cristiana, quanto invece la religiosità greca classica che, rappresentando un modello generale di riferimento, è capace di tradursi in morale della comunità o Spirito del popolo.
Hegel distingue quindi tra il cristianesimo storico, inteso come un insieme di credenze imposte da un'autorità, come un ordinamento coercitivo basato sul culto della persona di Cristo, e il cristianesimo inteso invece come moralità razionale. Mentre nel cristianesimo storico la religione è basata sul rapporto dell'individuo con un Dio trascendente, separa l'uomo dai suoi valori, e tale rapporto diventa espressione di dominio e di decadenza, nel cristianesimo inteso come moralità razionale la religione viene compresa nella sua realtà autentica, in quanto coincide con la virtù civica, come avveniva presso i Greci.
Tale trasformazione permette di superare la scissione esistente tra umano e divino, permettendo all'uomo di riappropriarsi, mediante la religione, di sé stesso.
La religione popolare esprime, secondo Hegel, lo Spirito di un popolo, dei valori in cui un dato popolo riconosce come propri; quando invece, nei periodi di decadenza, la religione non incarna più tali valori popolari, essa si traduce in alienazione: l'uomo proietta i propri aspetti positivi in un Dio trascendente e altro da sé, o nei suoi portavoce, mentre l'uomo avverte sé stesso come pura negatività e passività.
Hegel vede dunque nel cristianesimo, in quanto religione positiva (cioè istituzionalizzata in dogmi e precetti a livello formale), una religione alienante e totalmente staccata dalla morale.
La figura di Cristo, ripulita dalle interpretazioni che ne ha dato il cristianesimo storico, rappresenta quindi l'esempio di una religiosità che esalta l'aspetto morale, ripulita da qualsiasi ritualizzazione o vincolo dato dall'apparato gerarchico ecclesiastico.
Questa concezione kantiana della religione viene espressa da Hegel nell'opera del 1795, intitolata Vita di Gesù, dove il messaggio evangelico viene riletto come fondante una morale autonoma e razionale. 

Lo spirito del cristianesimo.

La dinamica di estraniazione e di riappropriazione, già analizzata nell'ultima parte di Religione popolare e cristianesimo, è il motivo conduttore dell'opera Lo spirito del cristianesimo e il suo destino del 1798/1799, durante gli ultimi anni del periodo francofortese.
La riflessione hegeliana si concentra nella critica radicale all'ebraismo, reo di aver favorito la scissione tra finito e infinito, umano e divino, individuale e universale.
La storia ebraica infatti inizia con il racconto del diluvio universale, che segna la rottura del l'armonia originaria tra uomo e natura.
L'uomo, pur non potendo prescindere dalla natura, in quanto ne ha bisogno per la propria sopravvivenza, tuttavia ne percepisce l'estranietà e la sente nemica. Il bisogno dell'uomo di dominare la natura è chiaramente per lui impellente, ma inattuabile a causa della sua fragilità.
Percependosi così impotente, l'uomo si rivolge a un Dio trascendente e stringe un patto con lui, confidando che, con l'aiuto divino, potrà dominare più facilmente la natura. Ma il patto che l'uomo sottoscrive con Dio richiede all'umanità intera di sottomettersi alla legge divina e alla scissione tra uomo e natura, si aggiunge quella dell'uomo con sé stesso e con il divino: la scissione con sé stesso deriva infatti dal suo essere naturale che deve rinnegare per potersi accostare al divino, considerando nemica la propria naturalità; mentre la scissione col divino è rappresentata dalla natura esterna e aliena dei comandamenti divini che, essendo sovrannaturali, vengono percepiti dall'uomo come esterni e innaturali, in quanto tali precetti richiedono all'uomo di mortificare la propria sensibilità e i propri bisogni rispetto alle esigenze di dovere imposte dal trascendente: è un dover essere che sovrasta l'essere e la sua sensibilità.
Questo scritto segna il distacco di Hegel dal kantismo che, come l'ebraismo, condanna l'uomo a vivere una scissione insanabile tra razionalità e impulsi sensibili. Hegel sottolinea la necessità che l'uomo si possa riconciliare con sé stesso, riconciliazione che non può avvenire schiacciando la sensibilità, ma indirizzando questa all'agire morale.
Secondo Hegel per superare tale duplice scissione, quella tra uomo-natura e mondo umano-legge divina, è superata nel cristianesimo mediante l'unico comandamento dell'amore, in grado di riconciliare l'universale e l'individuale, l'infinito e il finito.
Tale riunificazione è simboleggiata dalla figura di Cristo, l'uomo-Dio.
La centralità dell'amore quale momento di unificazione tra finito e infinito, fa si che questa fase del pensiero hegeliano si connoti come «romantica» o mistica, comprendendo con tale accezione anche gli altri scritti di questo periodo (1797-1800), come il Frammento sull'amore.