venerdì 22 dicembre 2023

Lezione 27 - Freud 1: Vita e opere, la scoperta dell’inconscio.

Classi 5° A/B/C Linguistico - Lez. 27

Sigmund Freud: vita e opere.

Freud nasce il 6 Maggio 1856 a Freiberg, in Moravia, da una famiglia di origine ebraica e si trasferisce a Vienna nel 1860. Qui compie prima gli studi liceali, poi quelli universitari, laureandosi in medicina nel 1881. Nel 1885, dopo aver conseguito la qualifica di libero docente, ottiene una borsa di studio che gli consente di seguire le ricerche di Charcot sull’isteria, presso la clinica parigina di Salpetrière. Tornato a Vienna, Freud è costretto dalle cattive condizioni economiche ad abbandonare temporaneamente la ricerca e aprire uno studio medico, dedicato alla cura delle malattie nervose, utilizzando prima l’ipnosi per rimuovere i sintomi dei pazienti, poi in un secondo tempo mettendo a punto la sua tecnica psicanalitica.
L’opera intitolata L’interpretazione dei sogni, che sarà pubblicata nel 1900, è il primo risultato della nuova direzione che Freud ha dato alla sua ricerca, ma viene accolta nel disinteresse generale.
La situazione cambia radicalmente in seguito alla pubblicazione, nel 1905, dei Tre saggi sulla teoria sessuale. La rilevanza data da Freud alla sessualità nella genesi delle nevrosi, ma soprattutto nella vita inconscia di ogni individuo, e ancor più la scoperta dell’esistenza di una sessualità infantile, suscitano aspre polemiche, ma garantiscono a Freud e alla psicanalisi ampia popolarità.
Nel 1908 si tiene a Salisburgo il primo Congresso di psicanalisi e nel 1910, nel secondo Congresso, tenuto a Norimberga, viene costituita l’Associazione psicanalitica internazionale.
La Prima Guerra mondiale non interrompe la produzione scientifica di Freud che, nel 1915, scrive una delle sintesi teoriche più dense di significato, la Metapsicologia, e nei due anni successivi tiene i suoi ultimi corsi universitari, le cui lezioni verranno pubblicate durante la guerra con il titolo di Introduzione alla psicanalisi. Nel dopoguerra, sposta i propri interessi dall’ambito terapeutico e di analisi delle dinamiche individuali allo studio dei processi collettivi e delle componenti generali della civiltà. Questa nuova direzione di ricerca, anticipata in Totem e tabù del 1912/13, è al centro di molte opere, tra cui Al di là del principio del piacere del 1920, che presenta l’importante distinzione tra pulsione di vita e pulsione di morte. Seguono L’avvenire di un’illusione del 1927 e Il disagio della civiltà del 1929. Dopo l’annessione nazista dell’Austria, Freud lascia Vienna e si rifugia a Londra, dove muore nel Settembre del 1939.

La scoperta dell’inconscio.

La scoperta delle motivazioni inconsce del comportamento che caratterizza i cosiddetti “filosofi del sospetto”, (cioè Schopenhauer, Marx, Nietzsche e Freud appunto), trova la sua espressione all’interno delle scienze umane con la psicoanalisi di Freud. Attraverso gli studi sull’isteria, Sigmund Freud giunge a formulare l’ipotesi che esistono materiali psichici che non sono direttamente accessibili alla coscienza, che possono riaffiorare in condizioni particolari, come nelle sedute ipnotiche o nel sogno.
Concetto centrale della teoria psicoanalitica è l'inconscio. L'importanza data all'inconscio muta in modo radicale la concezione della dimensione umana, portando la disciplina oltre il suo aspetto clinico e arrivando quindi ad assumere implicazioni di carattere filosofico e culturale. Accanto alla dimensione cosciente di ogni persona ne esiste una nascosta, fatta di desideri, passioni, sentimenti, che influenza quella visibile e consapevole: Freud deduce che la personalità è il prodotto di diverse istanze che in buona parte sfuggono alla volontà del soggetto. Si tratta di una prospettiva rivoluzionaria, dato che il tema della coscienza del singolo era stato centrale per tutti i filosofi moderni, da Descartes fino a Hegel, e che adesso diventava secondario rispetto all'inconscio. Va anche precisato però che Freud non fu il primo a "scoprire" l'inconscio, tema già presente nelle filosofie di Leibnitz, per esempio, di Schopenhauer e di Nietzsche. L'originalità di Freud consiste nell'aver scoperto, grazie alla sua attività di psicoterapeuta, un metodo per accedere all'inconscio, introducendo una serie di innovazioni della prassi terapeutica. Freud pone il paziente come protagonista del suo percorso di guarigione, svolto attraverso la parola, attraverso una corrente affettiva tra analista e paziente e attraverso quegli aspetti (in apparenza) marginali della vita psichica, tra i quali il sogno che rappresenta il vero cancello d'ingresso alla dimensione inconscia dell'individuo.
La prima intuizione di un’attività psichica inconscia deriva a Freud dallo studio dei fenomeni della rimozione e della resistenza: alcuni ricordi non sono accessibili al paziente; egli è in grado di richiamarli alla memoria ma, quando è sollecitato a farlo, si manifesta un rifiuto incontrollabile da parte del paziente, una forma di difesa alla quale Freud dà appunto il nome di resistenza. Il ricordo corrispondente è stato rimosso, cioè non è più presente nella coscienza, ma continua ad esistere.
Rimozione e resistenza attivano forti reazioni emotive nel paziente, senza però che il paziente ne conosca la causa o il motivo. Ciò significa che all’interno della psiche esistono delle dinamiche che hanno una vita indipendente dalla volontà e dalla coscienza dell’individuo. Incomincia a delinearsi la prospettiva dell’inconscio, non come un archivio che contiene le esperienze dimenticate, ma come una struttura dinamica in cui si sviluppano processi non controllabili. Freud infatti parla di rimozione e non di oblio, cioè del risultato di un conflitto tra una pulsione e una resistenza, tra due forze cioè che agiscono secondo dinamiche non conoscibili direttamente, ma ricostruibili.
Il rimosso non è un oggetto, ma un’energia psichica che, non potendo accedere direttamente alla coscienza, trova altre vie per scaricarsi, anche a livello organico: in tal caso Freud parla di somatizzazioni. I sintomi delle nevrosi sono quindi delle manifestazioni del contenuto rimosso e diventano, nella terapia e nella ricerca scientifica, sintomi e segni dei conflitti irrisolti. La comprensione dell’origine dei sintomi nevrotici, attraverso il metodo della psicanalisi, può determinare la guarigione e al tempo stesso è una via di accesso al rimosso, cioè ai processi inconsci. Il metodo principale secondo Freud per recuperare alla coscienza i contenuti inconsci è quello delle associazioni libere. Freud, ispirandosi certamente all’associazionismo, una corrente psicologica molto diffusa negli ultimi decenni del secolo a cui Freud si era avvicinato durante la sua professione medica, sostiene che, come le idee tendono a unirsi indipendentemente dalla volontà degli individui, seguendo leggi proprie, (come le relazioni di contiguità spazio-temporale o le relazioni di causa-effetto), lo stesso tipo di relazione si verifica tra le rimozioni inconscie e i pensieri coscienti del paziente. Tra le rimozioni inconscie e i pensieri coscienti esiste per Freud una dinamica associativa, non controllata dal soggetto, per cui quando si presenta alla mente del soggetto un’immagine o un’idea in risposta a uno stimolo apparentemente non collegato ad esse, si manifesta l’esistenza di una connessione inconscia e diventa allora possibile ritrovare il riferimento rimosso tra l’idea cosciente e il contenuto inconscio della rimozione.
Il trattamento psicanalitico messo a punto da Freud in sostituzione del metodo ipnotico, inizialmente utilizzato, ma da lui ben presto abbandonato in quanto presentava il limite di guarire il sintomo della nevrosi, ma di non eliminarne la causa scatenante inconscia che ne era all’origine, consiste nella relazione terapeuta-paziente e non fa ricorso ad altre tecniche che riducono lo stato di coscienza. La psicoanalisi costituiva una verrà novità, imponendosi non solo come una terapia per la cura delle nevrosi e in genere delle psicopatologie, ma anche una teoria generale per la ricostruzione della struttura e dei processi del sistema psichico e un metodo per lo studio dei fenomeni socio-culturali come arte, morale e religione.
La psicoanalisi nasce innanzitutto come terapia per la cura dell'isteria, un disturbo tipicamente femminile molto studiato alla fine del XIX secolo e che causava sintomi all'apparenza inspiegabili come la cecità, la paralisi, l'afasia. La medicina di stampo positivista riconduceva la eziologia delle isterie a processi patologici cerebrali. Freud aveva trascorso un periodo presso la Salpetrière di Parigi, dove Charcot utilizzava il metodo dell'ipnosi per curare il disturbo: in questa occasione Freud osservò quanto i gesti e le parole del medico avessero influenza sullo stato delle pazienti, facendo regredire i sintomi più gravi, intuendo così che all'origine dell'isteria non fossero dei processi di natura psicopatologica. Tornato a Vienna, Freud inizia ad applicare il metodo dell'ipnosi, con la collaborazione di Josef Breuer, utilizzandolo non solo per inibire i sintomi, ma anche per scoprire le cause che li determinavano. Già nel corso della sua esperienza clinica, ma in particolare nel caso della paziente Anna O., Breuer aveva ipotizzato che i sintomi presentati dalle pazienti isteriche fossero il risultato di energie psichiche non catalizzate e utilizzate proprio per la produzione dei sintomi stessi. Breuer e Freud elaborarono così il metodo catartico, che consisteva proprio nello scaricamento di queste energie mediante l'ipnosi e la verbalizzazione (per questo motivo la stessa Anna O. definiva questa procedura talking care). Freud, a differenza di Breuer che era più ancorato alla psichiatria tradizionale, intuiva nel legame medico-paziente la vera svolta nel processo di guarigione. Questo legame, interpretato da Freud quasi come un trasporto sessuale, venne codificato in due espressioni, il transfert, cioè i sentimenti della paziente nei confronti del medico, e il controtransfert, ossia la risposta affettiva del medico. Il caso Anna O. consente a Freud di mostrare l'esistenza di un collegamento tra il sintomo e la storia personale di un paziente. Il sintomo è infatti il sostituto di un evento traumatico, rimosso dal paziente e spostato nell'inconscio. Dunque la guarigione non si ottiene semplicemente con l'inibizione del sintomo, ma con l'esposizione del trauma rimosso perché il paziente lo riconosca e ne divenga consapevole. Freud abbandona l'ipnosi per utilizzare il metodo delle libere associazioni, che consiste nella verbalizzazione spontanea del paziente, sdraiato su un lettino perché sia rilassato, attraverso ricordi, immagini, fantasie, volte a portare allo scoperto il problema. Un serio ostacolo a questa prassi terapeutica era però il meccanismo della resistenza, collegato alla rimozione stessa del ricordo sgradevole, ossia la tendenza del paziente a razionalizzare gli eventi, filtrando gli aspetti ritenuti inaccettabili dal soggetto: il compito del terapeuta diventa dunque quello di capire il collegamento tra la resistenza e gli elementi rimossi allo scopo di riportare alla coscienza gli eventi traumatici responsabili del sintomo. Freud elabora dapprima una teoria sull'origine delle nevrosi basata su ricordi di seduzione sessuale in età infantile, mentre successivamente, ricollegando questi ricordi a fantasie, e non a eventi reali, raccontate dai pazienti, perviene alla sua teoria dell'interpretazione dei sogni. La via di accesso alle dinamiche inconscie passa quindi attraverso l’analisi delle libere associazioni mentali che il paziente è invitato a esprimere man mano che gli si presentano spontaneamente in mente, oltre  che delle amnesie inspiegabili, dei sogni, dei lapsus o degli atti mancati: Freud definisce atti mancati quelle azioni che a livello inconsapevole il soggetto rifiuta di compiere e che rimuove dalla coscienza, le dimentica per non attuarle, mentre i lapsus sono errori verbali, apparentemente innocui, che il soggetto compie fondendo assieme parole diverse o operando sostituzioni tra parole che hanno un significato emotivo inconscio. Un altro meccanismo che il paziente nevrotico può mettere in atto è definito da Freud come coazione a ripetere, intendendo con ciò la tendenza dei soggetti nevrotici a porsi o a riprodurre situazioni penose e spiacevoli che non possono essere in alcun modo alla volontarietà o alla coscienza.
La psicoanalisi consiste nell’interpretare queste manifestazioni non intenzionali, per andare oltre le resistenze e riportare le rimozioni alla coscienza. Solitamente, a questo punto del trattamento, compare il fenomeno del transfert, in cui il paziente proietta sull’analista i suoi desideri inconsci che risalgono all’infanzia. Nel transfert tali desideri si attualizzano, vengono avvertiti dal paziente come reali e attualmente vissuti: il paziente può ad esempio identificare l’analista con il proprio padre e proiettare su di lui sentimenti ambivalenti di odio e amore; il transfert può essere positivo o negativo, a seconda della natura dei sentimenti che il paziente proietta sull’analista. Abbiamo visto in precedenza che anche l’analista è soggetto ad un meccanismo uguale e contrario, quello del controtransfert, in cui l’analista può arrivare a sviluppare un particolare legame affettivo con il proprio paziente, specialmente se di sesso opposto, operando una sorta di meccanismo di coinvolgimento col vissuto del paziente, senza il quale la relazione terapeutica fallirebbe, ma perdendo ad un tempo il giusto distacco per non perdersi nei vissuti del paziente e poterlo aiutare a razionalizzarli. L’analista, oltre al problema di mantenere in equilibrio delicato queste forze senza lasciarsene travolgere, ma anche senza mostrare un eccessivo distacco emotivo rispetto ai problemi psicologici del paziente, si scontra con un altro problema non semplice: comprendere l’associazione tra il rimosso e il sintomo non è semplice poiché, essendo di solito l’impulso rimosso qualcosa di non accettato, l’immagine alla quale si riferisce risulta deformata, in modo da superare le resistenze dell’individuo. La psicanalisi si configura perciò come una tecnica dell’interpretazione, come un’ermeneutica che sarà oggetto di molti studi da parte di studiosi successivi. Questa caratteristica emerge particolarmente in una delle principali opere di Freud, L’interpretazione dei sogni del 1899, che sarà pubblicato nel 1900. Il sogno è, secondo la definizione data da Freud, l'appagamento (mascherato) di un desiderio (represso) rimosso. Il sogno non è qualcosa di irrazionale, ma ha una sua logica, ovviamente diversa da quella che governa i comportamenti nello stato di veglia. Mentre la psicologia positivista del tempo considerava il sogno il risultato dell'attività della corteccia cerebrale, Freud ne indaga l'origine psichica. Infatti il sogno per Freud svela e allo stesso tempo maschera la vita psichica profonda del soggetto. I desideri e i pensieri inconsci, censurati dal soggetto, si manifestano indirettamente attraverso le determinazioni provocate da questo meccanismo: quella del sogno è un'attività simbolica, poiché i suoi contenuti sono rappresentati attraverso simboli. I sogni esprimono secondo Freud pulsioni, desideri o conflitti inconsci, ma attraverso immagini che ne nascondono il contenuto esplicito. Freud distingue il contenuto dei sogni in due definizioni: il CONTENUTO ONIRICO MANIFESTO, cioè quello che effettivamente ci ricordiamo del sogno, e il CONTENUTO ONIRICO LATENTE, che rappresenta il vero significato del sogno: poiché il contenuto latente costituisce il vero significato del sogno, è necessario procedere a una interpretazione del sogno stesso per svelare quei desideri, mascherati da simboli, che la coscienza nasconde per poter essere accettabili. Allo scopo di riportare il contenuto onirico latente alla coscienza, affinché il paziente sia in grado di razionalizzarlo e, accettandolo, eliminare il sintomo ad esso collegato, è necessario capire il linguaggio simbolico del sogno, che ha una sintassi propria, diversa da quella del pensiero cosciente. In particolare, il materiale psichico subisce nel sogno un processo di condensazione, per cui elementi appartenenti a persone o circostanze diverse si fondono in un’unica immagine, che deve essere scomposta affinché sia possibile decifrarne il significato. Altra operazione caratteristica del linguaggio onirico è lo spostamento: capita spesso che elementi secondari del sogno siano investiti di un profondo significato emozionale, come nel caso di paure ingiustificate o di sentimenti di piacere provocati da oggetti innocui o emotivamente neutri, perché su di essi è stato trasferito il significato associato alle emozioni che suscitano. Questa circostanza permette a Freud di individuare la caratteristica fondamentale del sogno: i suoi contenuti vengono preventivamente filtrati da una censura onirica, per cui desideri, emozioni o fobie possono entrare nella rappresentazione solo se mimetizzati sotto forme giudicate non pericolose o sconvenienti. Condensazione, spostamento e necessità di superare la censura sono alla base del simbolismo onirico: infatti le immagini manifeste sostituiscono o rappresentano spesso quelle di cui la coscienza non tollera la presenza e che blocca mediante la censura onirica. Freud insiste sulla necessità di decodificare i simboli in relazione alla storia particolare del paziente, ma ammette anche, nelle successive edizioni dell’Interpretazioni dei sogni, anche l’esistenza di simboli ricorrenti che sono comuni alla quasi totale maggioranza dei pazienti che vengono analizzati: ad esempio tutti gli oggetti allungati, (tronchi, ombrelli o bastoni), il cui meccanismo di apertura richiama il funzionamento dell’organo sessuale maschile, così come oggetti come astucci, scatole, casse, armadi, stufe, caverne, navi e i vari recipienti in genere, richiamano il grembo femminile.

Relazioni di reciproca influenza tra il sogno nella psicanalisi e alcune correnti artistiche moderne.

La psicanalisi ha fin da subito avuto un fortissimo impatto sulla cultura europea, tanto da influenzare in modo decisivo sia le arti figurative, sia la letteratura.
Negli anni Venti nasce in Europa il movimento del surrealismo, all’interno del quale operano letterati come André Breton e Paul Eluard e pittori come Max Ernst, Juan Mirò, Renè Magritte, Alberto Savinio, Yves Tanguy e Salvador Dalì. Nel manifesto del surrealismo, del 1924, Breton definisce il movimento come: “... automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere, il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica o morale...”. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla Venere di Milo con cassetti, opera del 1936 di Salvador Dalì, realizzata in bronzo con montatura tipo in gesso e mappa di pelliccia, esposta al Museo di Rotterdam Boymans-van Beuningen, che esprime bene il tipo di ricerca che il surrealismo intende portare avanti: una celebre statua classica viene rivisitata inserendovi dei cassetti, metafora del desiderio dell’uomo di contatto con l’intimo e inconscio mondo onirico. Lo scopo dei surrealisti è cercare appunto di mostrare cosa si cela all’interno di questi cassetti. Il movimento artistico fondato da Breton a Parigi nel 1924, cioè il surrealismo, intese rifarsi in modo esplicito al pensiero di Freud, cercando di rappresentare in immagini l’esperienza del sogno e l’emergere dell’inconscio. Nell’olio su tela di Salvador Dalì, ad esempio, intitolato dal pittore La persistenza della memoria, del 1931, esposto al Museo di Arte Moderna di New York, come in molte sue altre opere, gli oggetti delle sue opere sembrano immersi in una dimensione senza spazio e senza tempo, in questo caso sottolineata dalla quantità di orologi molli, uno dei temi più cari al pittore. Nonostante l’evidente sforzo compiuto dai surrealisti per conferire una dimensione onirica alle loro immagini, Freud rifiutò sempre di considerare la loro poetica una legittima filiazione della psicanalisi. Anche nelle opere di René Magritte é possibile riscontrare gli stessi fenomeni di inversione e di condensazione scoperti da Freud analizzando il lavoro onirico: nell’opera di Magritte intitolata appunto La condensazione o la filosofia nel boudoir, del 1948, esposta alla galleria Iolas di Parigi, la scarpa, cioè ciò che contiene, si converte nel suo contrario, cioè nel suo contenuto, il piede appunto. Il Canto d’amore di Giorgio de Chirico, del 1914, esposto al Museo di Arte Moderna di New York, venne considerata da Breton un’opera precorritrice del movimento surrealista, in quanto l’accostamento incongruo di oggetti senza alcuna relazione reciproca sembra richiamare il mondo del sogno, così come le volute incongruenze della dimensione spaziale. Anche le tematiche sessuali freudiane non mancano di influenzare l’arte surrealista: esempio ne sono il dipinto su tela di Max Ernst del 1940, La vestizione della sposa, esposto a Venezia, che, partendo dalle suggestioni del simbolismo onirico di Freud, rappresenta un personaggio in cui si fondono elementi umani e animali che punta una lancia verso la protagonista con una chiara allusione sessuale; altro esempio è un dipinto di Egon Schiele, intitolato La famiglia, dipinto nel 1918 ed esposto a Vienna, in cui il pittore rappresenta in modo molto intenso l’amore, la morte e la sessualità, ritraendo se stesso con la moglie e il figlio appena nato: l’amore e la sessualità sono evidenti e l’opera, che presenta linee nervose e la tessitura cromatica lacerata, rappresenta quasi un presagio della morte imminente che coglierà tutti e tre, nello stesso anno, per il contagio della spagnola.
Freud, tuttavia, era più interessato a una cultura prettamente letteraria e non era particolarmente interessato ai tentativi di penetrare i segreti dell’inconscio con metodi visivi. Tuttavia l’opera di Leonardo, Sant’Anna con la Vergine, il bambino e l’agnello, dipinta intorno al 1510 ed esposta al Museo del Louvre di Parigi, lo colpì tanto profondamente da dedicarle uno scritto specifico: Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci, del 1910. Nei suoi appunti, Leonardo annotò il ricordo di un sogno avuto nella prima infanzia: mentre dormiva tranquillamente, un nibbio era entrato dalla finestra e si era posato sulla sua culla cominciando a battere ritmicamente la coda sulla bocca del neonato. Colpito dalla stranezza e dalle possibili implicazioni sessuali di questo sogno (Leonardo era probabilmente omosessuale), Freud iniziò una ricerca biografica, scoprendo che il grande fiorentino aveva avuto un’infanzia particolarmente travagliata. Figlio illegittimo, era stato abbandonato dal padre e accudito dalla sola Caterina, la madre, per i primi tre anni di vita. Era poi passato nella casa del nonno paterno, trovando in Donna Albiera una nuova e affettuosa madre. Leonardo, in pratica, non aveva avuto padre, ma aveva potuto godere dell’amore di due figure materne. La problematicità di questa situazione avrebbe, secondo Freud, sviluppato in lui conflitti non risolti la cui elaborazione avrebbe, a sua volta, offerto spunti utili all’elaborazione artistica.
Freud credette di rintracciare in alcuni quadri di Leonardo i residui psicologici, certamente vissuti dall’artista in modo del tutto inconsapevole, di questa strana situazione famigliare. Freud fu colpito, ad esempio, dalla costante presenza nelle tele di ispirazione religiosa sia della figura della Vergine, sia di quella della nonna di Gesù, Sant’Anna, spesso inspiegabilmente rappresentate dal pittore come donne della stessa età. Non solo se si ruota di 90° gradi l’immagine e si accentua il contorno del panneggio azzurro della vergine, si ottiene la figura di un uccello la cui estremità tocca significativamente la bocca di Gesù, ma Freud vede in ciò una proiezione evidente, in questo contesto, del sogno del piccolo Leonardo.