Classi 5°A/B/C Linguistico - Lez. 4
L'Io Assoluto e la metafisica del soggetto.
L'obiettivo della metafisica del soggetto, come visto in precedenza, non consiste nel cercare di stabilire che cosa e' il mondo, ma come il soggetto lo produce. Eliminata la cosa in se', ciò che rimane e' il soggetto conoscente che riproduce nella conoscenza la realtà che lui stesso ha creato. L'Io quindi, partendo dai propri principi, produce il mondo e lo fa essere. Poiché nulla esiste indipendente da lui, l'Io si identifica con l'Assoluto.
Fichte nella prima parte della Dottrina delle Scienze ricerca la condizione generale di ogni conoscenza, un principio indubitabile, da cui derivare ogni altra conoscenza:
- il principio logico di identità per cui A= A.
Ma tale principio presuppone che vi sia un A, cioè che ci sia un'intelligenza che lo pensi, ma tale intelligenza non può essere altro che l'Io che pone se stesso in quanto condizione di ogni possibile conoscenza: perché si possa avere una qualche forma di conoscenza, si deve presupporre un principio originario: l'Io appunto. Poiché l'Io esiste non come ente, ma solo in relazione al conoscere, esso esiste in quanto pensa se stesso. Mentre per Kant l'io penso e' soltanto una funzione conoscitiva e non esiste un soggetto prima della conoscenza, per Fichte non può esserci conoscenza di alcun tipo prima della conoscenza che l'Io ha di se stesso, cioè dell'autocoscienza: si passa così da una teoria kantiana della conoscenza ad una metafisica. Tale passaggio e' sintetizzato da Fichte nel primo principio:
- l'Io pone se stesso;
Il secondo passo consiste per Fichte nel ricondurre tutto il reale, rappresentato dalla Natura, a confrontarsi con l'Io e ciò permette all'Io di divenire maggiormente consapevole del fatto che nessuna conoscenza, ne' realtà, sono possibili al di fuori dell'Io e ciò porta all'identità negativa del secondo principio:
- l'Io pone il Non-Io;
Ma da tale confronto tra l'Io e la realtà da esso prodotta deve scaturire la reciproca limitazione che renda concreti sia l'Io, che il Non-Io: e' infatti necessario che ogni uomo, così come ogni aspetto della natura siano riconducibili ad uno stesso principio, che dall'astrazione del pensiero, si passi alla concretezza dei singoli individui, e allora e' necessario il terzo principio:
- l'Io oppone, nell'Io, al Non-Io divisibile un Io divisibile;
Siamo così arrivati alla determinazioni dei singoli esseri prodotti dalla raggiunta consapevolezza dell'Io di dare origine sia alla realtà generale, che particolare, scaturita secondo Fichte proprio dal confronto con una realtà inizialmente estranea a se'.
Così la limitazione dell'Io da parte della natura nell'attività teoretica, si completa con la limitazione della natura mediante l'attività morale dell'umanità.
La dialettica.
I tre principi che Fichte presenta nella Dottrina delle scienza sono anche i tre momenti della dialettica che delineano il metodo di indagine di Fichte:
- la Tesi in cui si afferma qualcosa;
- l'Antitesi in cui l'affermazione precedente viene negata;
- la Sintesi in cui entrambe le affermazioni vengono fuse e superate.
La dialettica rispecchia per il filosofo la struttura dinamica e conflittuale della realtà, prodotta dal continuo confronto tra Io e Non- Io divisibili.
Poiché l'Io ha bisogno del Non-Io come limite per raggiungere la propria auto-consapevolezza, comprendendo se stesso e la propria azione, il processo utilizzato dall'Io per porre l'oggetto e' l'immaginazione produttiva. Per Kant tale processo aveva lo scopo di organizzare l'esperienza sulla base degli schemi trascendentali, mentre per Fichte l' immaginazione produttiva e' l'attività mediante la quale l'Io produce i dati della propria conoscenza. In un primo momento, infatti, l'Io percepisce gli oggetti come dotati di esistenza autonoma, come altro da se', pur avendoli prodotti esso stesso inconsapevolmente.
- Nel primo momento conoscitivo, quello della sensazione, l'Io avverte l'oggetto come dato e indipendente da se';
- nel secondo momento, quello dell' intuizione, il dato viene percepito come localizzato nello spazio e nel tempo;
- nel terzo momento l' intelletto organizza i dati secondo categorie proprie e li connette usando i giudizi;
- infine nel quarto momento la ragione separa la forma dal contenuto di conoscenza e l'Io riconosce nell'organizzazione del reale la propria organizzazione razionale: ma la consapevolezza piena giunge solo in un momento successivo poiché la realtà si presenta razionalizzabile, ma solo con l'attività concreta, cioè solo trasformandola con la propria attività, diviene razionale.
L'Io così si riappropria progressivamente del Non -Io, ma mai completamente: se cessasse il Non-Io, cesserebbe anche l'attività dell'Io e quindi il suo stesso essere. Se infatti l'Io si riappropriasse della totalità del Non- Io, esso diventerebbe totalmente consapevole di se' e produrrebbe una realtà consapevolmente, si avrebbe così un idealismo dogmatico, mentre se il Non- Io non fosse riconducibile all'Io, si avrebbe il realismo, cioè una realtà del tutto autonoma dall'Io. La filosofia di Fichte considera invece il Non-Io come distinto dall'Io, ma ad esso riconducibile.