venerdì 22 dicembre 2023

Lezione 28 - Freud 2: Lo studio della sessualità e le fasi dello sviluppo psicosessuale.

 Classi 5° A/B/C Linguistico - Lez. 28

 Lo studio della sessualità e le fasi dello sviluppo psicosessuale.

Le rimozioni sono, secondo Freud, per la maggior parte di natura sessuale, riconducibili alla libido o impulso sessuale. Tale impulso é presente per Freud anche nelle prime fasi dello sviluppo e la scoperta della sessualità infantile costituisce uno degli aspetti più innovativi della psicanalisi e quello che ha suscitato le polemiche più aspre.
Nel corso di queste indagini Freud constata che i sogni spesso esprimono desideri sessuali risalenti all'infanzia del soggetto. La teoria freudiana dello sviluppo psicosessuale non mancò di destare scandalo negli ambienti scientifici e culturali dell'epoca. Freud propone un concetto di sessualità molto ampio, che abbraccia l'intero spettro dei comportamenti infantili, associando a certe zone del corpo un potenziale erogeno: la pulsione non è circoscritta infatti alla sola area genitale, ma interessa anche meccanismi quali la suzione del seno materno o l'evacuazione delle feci. Il bambino è definito provocatoriamente da Freud un ESSERE PERVERSO POLIMORFO, in quanto presenta una sessualità diffusa e non indirizzata al rapporto genitale e Freud distingue cinque fasi dello sviluppo psicosessuale:

FASE ORALE: corrisponde al primo anno di vita del bambino, e in essa la capacità di provare piacere si localizza nella bocca, allo scopo di stimolare la nutrizione e il soddisfacimento della pulsione é associato all’attività della suzione;

FASE SADICO-ANALE: la ricerca del piacere si sposta alla zona dell'ano e alle funzioni di evacuazione, allo scopo di esercitare il controllo sfinterico ed é associata a un marcato egocentrismo;

FASE FALLICA: ha inizio intorno ai quattro-cinque anni di età, è caratterizzata dall'interesse del bambino per la zona genitale e per la differenza tra i sessi: inizia il processo di costruzione dell’identità di genere;

PERIODO DI LATENZA: va dai sei anni alla pubertà e si caratterizza per la scomparsa, almeno apparente, delle pulsioni sessuali. In tale fase vengono interiorizzate le proibizioni sociali e si forma una struttura inconscia di controllo delle pulsioni sessuali e aggressive, il Super-Io;

SESSUALITÀ GENITALE: é la fase che inizia durante la pubertà e che caratterizza l’età adulta, in cui la pulsione é rivolta a un oggetto sessuale specifico e quindi al rapporto genitale e alla procreazione: corrisponde alla sessualità dell'età adulta.

Quando il processo di sviluppo non si compie in modo armonico, si manifesta la perversione sessuale che consiste nella regressione a uno degli stadi dell’infanzia, ma con la carica pulsionale e aggressiva che caratterizza l’età adulta: la regressione all’età anale, ad esempio, é all’origine della perversione sado-masochista. L’energia della libido può essere deviata verso oggetti che non sono esplicitamente sessuali: si ha allora il meccanismo della sublimazione, in seguito al quale oggetti o attività apparentemente neutri assumono una forte valenza affettiva. Freud riconduce, in modo fortemente dissacratorio, a processi di sublimazione anche l’attività scientifica o quella artistica, sopratutto quando assorbono totalmente il soggetto diventando la sua ragione di vita. La stessa santità, come la dedizione totale a una causa politica o sociale, sono interpretabili, almeno in parte, in questa prospettiva. 
Nel corso della fase fallica si sviluppa inoltre quella tendenza che Freud chiama COMPLESSO DI EDIPO per i maschietti e di COMPLESSO DI ELETTRA per le femmine, ossia il sentimento di attrazione del bambino per il genitore di sesso opposto e il conseguente rifiuto, e odio inconscio, del genitore dello stesso sesso, avvertito come rivale. Con l’espressione di complesso edipico Freud intende un insieme strutturato di fatti psichici, un complesso appunto, il cui significato viene riferito metaforicamente alla vicenda di Edipo. La storia di Edipo è narrata nell’omonima tragedia (Edipo re) di Sofocle: abbandonato alla nascita dal padre Laio, re di Tebe, per un’infausta profezia che ne prediceva la morte per mano del figlio, Edipo viene adottato dal re di Corinto. Un giorno, appresa la profezia, Edipo si allontana da Corinto per non nuocere al padre adottivo e, durante il cammino, uccide un uomo anziano, senza sapere che si trattava di suo padre Laio. Entrato a Tebe, sposa la regina Giocasta, che è in realtà sua madre, e regna sulla città finché un indovino gli rivela tutta la verità. Edipo si punisce accecandosi e Giocasta si suicida. La vicenda dell’eroe tragico viene adattata da Freud e applicata allo sviluppo dell’identità sessuale in età infantile. Il bambino, Freud aveva sino ad allora osservato prevalentemente bambini maschi, acquisisce la propria identità sessuale non, come allora si credeva, imitando gli atteggiamenti del genitore dello stesso sesso, ma entrando in competizione con esso e individuando un oggetto del desiderio altro rispetto a sé e al proprio corpo. Perciò il bambino mostra in questa fase atteggiamenti seduttivi verso il genitore di sesso opposto. Solo il timore di una punizione da parte del genitore del suo stesso sesso, Freud lo chiama complesso di castrazione, cioè la paura di essere evirato, cioè il bambino ha paura di perdere la sua genitalità, porta il bambino a rielaborare la propria identità sessuale e il proprio complesso rapporto di amore e odio con le figure genitoriali.
Questo sentimento é fortemente contrastato sul piano morale, e ciò può dare luogo a sensi di colpa, a rifiuto della sessualità ed eventualmente il mancato superamento di tale conflitto viene posto da Freud all'origine delle nevrosi. Solitamente questi sentimenti contrastanti accompagnano la costituzione del Super-Io e il conseguente controllo delle pulsioni. Il complesso di Edipo è, secondo Freud, un nodo centrale dello sviluppo sessuale. La contraddizione irrisolvibile tra questa pulsione e la condanna morale nei confronti dell’incesto genera infatti il senso di peccato associato al sesso, la rinuncia alle manifestazioni sessuali e l’inizio del periodo di latenza, l’interiorizzazione delle proibizioni sessuali e la formazione del Super-Io, con il conseguente controllo delle pulsioni, che avviene appunto durante il periodo di latenza caratteristico della seconda infanzia. In un primo momento Freud aveva distinto tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io, le ultime relative all’autoconservazione, successivamente invece dimostra che anche queste sono una manifestazione della libido, rivolta non verso oggetti esterni, ma verso se stessi: è il fenomeno che Freud chiama narcisismo, che può raggiungere espressioni patologiche ma che, se contenuto in determinate modalità, riguarda ogni individuo e caratterizza la normalità. Mediante l’individuazione di queste dinamiche, l’impulso sessuale viene a coprire gran parte dell’attività umana e spiega comportamenti di solito interpretati in chiave etica. L’interpretazione delle pulsioni dell’Io come varianti della pulsione sessuale, mediante il comune denominatore della libido, consente di unificare le dinamiche psichiche e costituisce secondo Freud un importante passo avanti nella sua teoria. Allo stesso tempo fornisce dell’uomo un’immagine ancora più inquietante, mettendo in discussione la nozione stessa di moralità e provocando forti reazioni negative nell’ambiente intellettuale.
L’importanza della psicanalisi consiste anche e sopratutto nel fatto che la teoria freudiana della sessualità ha modificato il modo di considerare la moralità, i valori e l’individuo stesso: l’uomo è un essere che tende al conseguimento del proprio piacere, ma ciò è totalmente in contrasto con le esigenze della convivenza sociale; proprio per questo motivo maschera la propria rinuncia con giustificazioni e ragioni etiche, tenta di indirizzare la propria libido verso oggetti leciti, tramite la sublimazione, rimuove il ricordo stesso dei propri impulsi infantili, dimenticandoli. In realtà l’insieme del comportamento e delle motivazioni che di esso si danno è riconducibile al soddisfacimento o alla repressione di impulsi sessuali. Le conseguenze più importanti delle posizioni ideologiche assunte da Freud sono due:

le cause reali del comportamento umano sono profondamente diverse dalle finalità proclamate;

di esse l’individuo non è consapevole, per cui l’uomo deve essere considerato non come un soggetto morale che sceglie e determina le proprie azioni, ma come il risultato di dinamiche che subisce.

Freud dimostra quindi l’inconsistenza della morale e modifica radicalmente il modo stesso di concepire l’uomo: da un lato l’Io cosciente è decentrato, non è più il centro da cui parte l’azione, ma è esso stesso il prodotto di dinamiche che non controlla; dall’altro lato la psicanalisi offre il metodo per comprendere processi che in precedenza risultavano essere preclusi all’analisi scientifica e la cui conoscenza può condurre, in qualche modo, a controllarli e indirizzarli.

La strutturazione della personalità.

Per spiegare la funzione dei fenomeni psichici e il modo in cui essi influenzano la vita dell'individuo, Freud elabora una serie di sistemi, ascrivibili a dei precisi luoghi psichici posti fra di loro in rapporti strutturali e dinamici. Questa geografia del fenomeno psichico è riassunta in due Topiche: la prima raggruppa i tre sistemi di inconscio, preconscio e conscio, la seconda raggruppa le tre istanze di Es, Io e Super-Io.
Il presupposto della prima Topica è il grado di consapevolezza dei contenuti e dei processi psicologici. L’inconscio è l'insieme dei rappresentanti pulsionali, ossia delle rappresentazioni connesse alle pulsioni primordiali, sessuali e aggressive, che non possono accedere al preconscio e al conscio, istinti e desideri che si realizzano indipendentemente dal principio di realtà.
Freud ipotizza infatti che l’attività psichica inconscia opera per conseguire il piacere e per evitare il dolore. In termini di energia psichica, il piacere coincide con una diminuzione della tensione, il dolore con un aumento della tensione, per cui il sistema psichico opera in modo automatico, rispondendo alle sollecitazioni immediate e senza nessun calcolo per il futuro: tale meccanismo che opera in modo istintivo e primordiale viene da Freud chiamato processo primario ed è dominato dal principio di piacere; mentre chiama principio di realtà, contrapposto a quello di piacere, quel principio che regola il comportamento psichico adattando il soddisfacimento della pulsione alle esigenze dettate dall’ambiente esterno, costituendo il principio che caratterizza l’Io cosciente e il processo secondario, in grado di posticipare il soddisfacimento pulsionale a seconda della necessità sociale e morale tramite la sublimazione.
L’inconscio tratta immagini, che seguono la logica di quello che Freud chiama processo primario (tutto ciò che ha a che fare con gli istinti). Il preconscio è il sistema psichico che contiene quei processi non ancora consapevoli, ma che possono diventarlo. Le rappresentazioni di cui esso è composto sono parole e seguono la logica del processo secondario (tutto ciò che ha a che fare con la vita sociale e di relazione). I processi e i ricordi che fanno parte del preconscio possono essere portati alla coscienza grazie allo sforzo dell'attenzione. Il conscio o sistema percezione-coscienza è infine il sistema psichico legato alle percezioni e quindi è quello di cui il soggetto è consapevole, legato sia al mondo esterno, sia a quello interno. Poiché comprende anche i ricordi, è strettamente legato al preconscio. Nel corso delle sue indagini Freud si rende conto dei limiti di questa prima topica, soprattutto egli trova riduttivo l'identificazione dell'Io con la coscienza e dell'inconscio con i contenuti rimossi, così tenta di dare una nuova definizione dell'apparato psichico formulando le tre istanze, comprese nella seconda topica, che sono alla base della personalità e che si formano fin dall'infanzia.
Lo studio del materiale psichico rimosso, mediante la tecnica delle libere associazioni, ma anche mediante l’analisi dei sogni, dei lapsus e degli atti mancati, cioè in generale di tutte le produzioni non controllate dalla volontà, consente secondo Freud di individuare lo strato profondo della personalità, da Freud denominato in un primo tempo semplicemente inconscio e poi Es (o Id), dal pronome neutro di terza persona. L’Es possiede una propria organizzazione dinamica e anche una logica che è funzionale, in condizioni normali, all’equilibrio mentale della persona. La struttura della psiche adulta é dunque caratterizzata da tre istanze fondamentali: l’Ego, o IO, cioè la parte cosciente della personalità, l’insieme delle dinamiche di cui il soggetto é consapevole; l’Es, l’inconscio animato da pulsioni sessuali e distruttive incompatibili con la morale e con la vita sociale, oltre che dall’insieme delle rimozioni; il Super-Ego, o Super-Io, anch’esso in gran parte inconscio, cioè l’interiorizzazione delle norme morali, che ha funzioni di controllo
L'Es si riferisce a quei contenuti inconsci, pulsioni e desideri, presenti fin dalla nascita o in parte sedimentati dalla rimozione. Esso non conosce spazio e tempo, bene e male, e agisce in base al principio di piacere. L'Io è la parte strutturata e organizzata della personalità, che emerge e si sviluppa attraverso l'identificazione con le figure parentali. Esso è in parte conscio e in parte inconscio poiché di esso fanno parte i meccanismi di difesa che aiutano l'Io a sopportare l'impatto della forza pulsionale dell'Es con le istanze della realtà e col controllo del Super Io. A differenza dell'Es, esso opera in base al principio di realtà, indirizzando i desideri e gli istinti verso mete sociali. Il Super-Io rappresenta la coscienza morale e nasce dall'interiorizzazione delle norme e dei divieti imposti dai genitori, nel corso della fase edipica. Esso nasce dall'identificazione con i genitori non solo in quanto soggetti reali, ma anche come rappresentanti delle leggi e delle consuetudini che sono alla base della vita civile.
L’Es è separato dall’Io da una barriera che, in condizioni normali, impedisce una comunicazione diretta tra le due istanze. Gli scambi tra i due sistemi avvengono attraverso il Super-Io, che opera un’azione di censura nei confronti del materiale inconscio: soltanto se il SuperIo giudica dei materiali inconsci accettabili allora essi possono transitare alla coscienza. Ecco perché per poter superare questa censura, i contenuti inconsci assumono di solito una forma simbolica che ne impedisce un immediato riconoscimento, come avviene ad esempio nei sogni. Oltre alle pulsioni sessuali, l’Es contiene anche le esperienze coscienti ritenute negative e per questo motivo rimosse dal soggetto: é appunto compito dei meccanismi di difesa dell’Io (come la rimozione, la regressione, l’identificazione, la sublimazione e la formazione reattiva), difendere la coscienza dalle continue pressioni che l’Es esercita affinché i propri bisogni pulsionali siano immediatamente soddisfatti, secondo il processo primario da una parte, mentre il Super-Io esercita le proprie pressioni sull’Io affinché venga confermato il modello ideale di se stesso che è stato interiorizzato in seguito alle aspettative sociali e personali del soggetto. Alcuni meccanismi di difesa come la rimozione, la regressione, l’identificazione e la sublimazione sono già stati esaminati in precedenza, mentre la formazione reattiva é un processo che agisce quando la rimozione di un ricordo negativo e spiacevole risulta già essere in atto allo scopo di rendere difficile al contenuto psichico rimosso di riaffiorare alla coscienza. Solitamente tale meccanismo comporta l’assunzione di atteggiamenti e di comportamenti coscienti che sono totalmente opposti al contenuto psichico che é stato inconsciamente rimosso: ad esempio un forte desiderio sessuale, inconsciamente represso, può trasformarsi a livello cosciente nell’assunzione di un atteggiamento moralistico intransigente.
Il rimosso, anche se estromesso dall'Io, rimane attivo, stabilendo con gli altri elementi inconsci un insieme di dinamiche che possono manifestarsi attraverso le nevrosi, da considerarsi quindi sintomi di processi complessi. Secondo Freud più l'Io risulta una struttura fragile e incapace di far fronte alle pressioni esercitate su di esso dalle altre istanze, maggiore sarà il rischio che il soggetto sviluppi una qualche forma di patologia nevrotica o addirittura psicotica nel peggiore dei casi. Mentre i disturbi nevrotici, come fobie o manie sono curabili con la terapia psicanalitica e non richiedono trattamenti farmacologici, le psicosi sono caratterizzate dalla perdita di contatto con la realtà da parte del soggetto e dalla compromissione parziale o totale della sua identità personale, come avviene ad esempio nei soggetti schizofrenici o autistici.
La differenziazione della psiche in Io cosciente, Es e Super-Io non é originaria, ma si costituisce durante l'infanzia, partendo da una condizione iniziale in cui Io ed Es sono indistinguibili e il Super-Io ancora non esiste. La formazione dell'Io avviene in seguito all'adattamento della parte superficiale dell'Es al mondo esterno. L'Io quindi non é originario, ma si struttura successivamente e in modo graduale, in quanto il bambino nei primi mesi agisce esclusivamente in funzione del processo primario e del principio di piacere.
L'Io si forma come adattamento di una parte dell'Es al mondo esterno, che limita e condiziona il soddisfacimento immediato delle pulsioni del bambino, e si struttura seguendo il principio di realtà.
Il Super-Io si struttura in seguito al rapporto con i genitori e gli altri adulti nei confronti dei quali, dopo la repressione del rapporto edipico, si instaura un processo di identificazione. Il Super-Io rappresenta infatti l'interiorizzazione delle proibizioni provenienti dai genitori, dalle altre persone che esercitano un'autorità sul bambino, dai modelli e dalle istanze della società in generale. Secondo Freud l'interiorizzazione si compie in seguito alla rimozione del complesso edipico, e quindi sopratutto durante la seconda infanzia, durante la fase di latenza sessuale. Mentre l'Es è una forza in parte istintualità e impersonale, il Super-Io é una costruzione storica, legata a una società determinata. Le pulsioni sessuali, ad esempio, sono simili in tutti gli individui, ma il modo di controllarle è diversificato culturalmente. In Freud questa impostazione apre la strada a un'analisi in chiave psicanalitica della società e delle dinamiche culturali.

Psicoanalisi e società.

La struttura della personalità si forma per Freud a partire dall'interiorizzazione di esperienze infantili e dalla repressione sociale, veicolata sopratutto dai genitori, ma più in generale dalle varie istanze sociali. La società nel suo insieme svolge quindi una funzione educativa, in quanto introduce all’interiorizzazione di norme, di divieti e di inibizioni. Alcune caratteristiche della personalità, prime fra tutte il complesso edipico, si presentano come variabili universali, riconducibili a una dinamica comune a ogni società. Partendo da tali presupposti, Freud propone fin dal 1912/13, con Totem e tabù, un’interpretazione della civiltà che andrà via via allargandosi all’analisi della religione e degli ideali collettivi nelle opere successive. In Totem e tabù Freud prende le mosse dall’antropologia evoluzionistica del Positivismo, traendo da essa la documentazione a supporto delle sue tesi. Basandosi sul presupposto di un parallelismo tra la psiche infantile e nevrotica da un lato e quella dei popoli primitivi dall’altro, egli propone una spiegazione del totemismo e del tabù dell’incesto che, anche se molto criticata dagli antropologi, avrà notevole risonanza. Il totemismo indica l’insieme delle concezioni magico-religiose che associano a un animale, o comunque a un elemento della natura, una particolare sacralità, identificandolo con l’antenato comune di un clan. Ha l’importante funzione di determinare l’appartenenza di ogni membro di una comunità a uno dei segmenti in cui essa si suddivide. Freud fa proprie le teorie evoluzionistiche secondo cui la primitiva organizzazione sociale sarebbe stata costituita dall’orda promiscua, dominata da un adulto maschio che aveva diritto esclusivo sulle donne, non permettendo ai giovani di congiungersi ad esse. Ribellandosi a questo stato di cose, i giovani uccidono il padre, cibandosi poi delle sue carni per assimilarne il potere e la forza. Questo gesto produce però la nascita di un forte senso di colpa, da cui hanno origine i tabù che rendono possibile l’organizzazione sociale: quello dell’incesto e quello dell’uccisione del sostituto paterno. Il senso di colpa induce l’introiezione, cioè all’assimilazione, dell’autorità paterna e questo processo dà luogo alla formazione della coscienza morale. L’uccisione del padre che è all’origine della civiltà spiega la nascita della religione totemica e di ogni altra religione. Il Dio ebraico, e più in generale il Dio delle religioni monoteiste, rappresenta la figura idealizzata del padre ucciso e, nel cristianesimo, l’eucaristia è la rievocazione del pasto totemico. Dopo l’interpretazione antropologica dell’origine della religione in Totem e tabù, Freud torna sull’argomento con alcuni scritti, in particolare L’uomo Mosè e la religione monoteista: tre saggi, del 1934/38, e sopratutto ne L’avvenire di un’illusione del  1927. Nel primo Freud afferma che Dio viene interpretato come la proiezione del padre terreno e il rapporto che ogni religione stabilisce co Lui riflette il tipo di relazione che, storicamente e culturalmente, si è affermato tra figli e padri. Intorno a questa tesi, Freud sviluppa un’analisi molto articolata, secondo cui Mosè sarebbe stato ucciso durante l’esodo, nel corso di una rivolta del popolo ebraico, che avrebbe in seguito a ciò sviluppato un senso di colpa, come quello per l’uccisione del padre, per riscattare il quale si è affermata l’attesa di un Messia in grado di lavare quella colpa originaria. Nel secondo saggio, la religione è definita come un’illusione radicata in bisogni psicologici profondi, quello di protezione e quello di sicurezza, che la figura di un Padre onnipotente poteva soddisfare. Sviluppando e radicalizzando tale prospettiva, Freud paragona la religione a una nevrosi dell’umanità, come a volte si manifesta nei bambini in seguito alla loro precarietà e al bisogno di protezione, e prevede che potrà essere superata in futuro, quando l’umanità avrà raggiunto uno stadio più adulto. Conseguenza di questa posizione, è che occorre evitare di trasmettere una fede religiosa ai bambini mediante l’educazione, ma bisogna avere il coraggio di tentare un’educazione irreligiosa. L’analisi sviluppata in Totem e tabù conduce Freud a ipotizzare l’esistenza di una psiche collettiva, dato che le conseguenze del parricidio originario riguardano tutta l’umanità. Tale ipotesi diventa sempre più importante negli scritti di Freud del dopoguerra. Nell’opera intitolata Al di là del principio di piacere del 1920, egli individua il conflitto tra il principio del piacere, che chiama Eros, e la pulsione di morte, che chiama Thanatòs, come componenti universali dell’uomo, interpretando in modo sempre più accentuato l’individuo come il risultato di forze impersonali. Nel Disagio della civiltà del 1929, il conflitto tra queste due polarità è assunto da Freud come chiave di lettura del mondo umano nella sua evoluzione storica. In quest’opera, Freud muove dalla considerazione che il fine dell’agire dell’uomo dovrebbe essere la felicità, ma il mondo naturale è fatto in modo tale da renderne problematico il soddisfacimento. Le pulsioni naturali dell’individuo sono infatti fondamentalmente egocentriche e distruttive. L’organizzazione sociale, la civiltà, è possibile soltanto con la loro repressione. Secondo Freud si stabilisce allora un conflitto inconciliabile tra il raggiungimento della felicità, come espressione della vera natura umana, e la convivenza associata. La civiltà è possibile solo pagandola con la rinuncia alla felicità. Nonostante questa dinamica sia prevalente, il cammino della civiltà non è caratterizzato da uno sviluppo regolare. Negli uomini, accanto alle forze che spingono alla conservazione della vita e all’integrazione con gli altri, permangono pulsioni antisociali e distruttive. Accanto a Eros, l’impulso di vita, esiste Thanatòs, l’impulso di morte, un’aggressività immotivata, non connessa all’autoconservazione. L’intera storia umana è vista da Freud, nelle ultime opere, come un perenne conflitto tra queste due forze. E in una corrispondenza con Einstein, che gli chiedeva se la violenza del nazismo fosse spiegabile razionalmente e se fosse possibile allontanare la minaccia di una Seconda guerra mondiale, Freud risponde che l’istinto dell’uomo alla distruzione può nel migliore dei casi essere controllato, ma non compreso, né eliminato.

Freud e Einstein sulla guerra.

Nel 1931 l’istituto internazionale per la cooperazione intellettuale promosse, per conto della Società delle Nazioni, una serie di dibattiti tra le personalità più in vista dell’epoca su temi di attualità. Einstein, contattato per questa iniziativa, suggerì il nome di Freud, che accettò uno scambio epistolare con lui sul tema della guerra. Le lettere furono pubblicate nel 1933 con il titolo Perché la guerra?. Einstein apre la sua lettera individuando alcuni fattori come possibile spiegazione del fenomeno, quali il nazionalismo e la sete di potere dei diversi Stati, sottolineando tuttavia che essi non sono sufficienti per capire come masse intere accettino la distruzione di altri e il sacrificio di sè.
Suggerisce quindi a Freud, affinché egli la sviluppi alla luce della sua conoscenza della psiche, l’ipotesi che l’uomo sia aggressivo per natura; in periodi normali tale aggressività sarebbe controllata, ma a volte prevale, trasformandosi in psicosi di massa. Termina la propria lettera chiedendo se ci sono dei mezzi per eliminare queste dinamiche e scongiurare le guerre future.
Freud apre la sua risposta con alcune considerazioni di tipo sociologico sulla guerra: tra i primi uomini prevaleva il più forte, allora i deboli, più numerosi, si unirono, instaurando il diritto come potere della comunità sui singoli, in grado di controllare la violenza degli individui. Freud riprende la considerazione di Einstein circa l’esistenza di una tendenza naturale alla violenza, interpretandola alla luce della propria teoria delle pulsioni. Nell’uomo sono presenti una pulsione di vita, Eros, e una pulsione di morte, Thanatòs, che si indirizza sia verso l’esterno, come aggressività, sia verso l’interno, come repressione e autocontrollo. Queste due pulsioni sono sempre implicate in ogni comportamento, che non è mai univocamente erotico o distruttivo, ma è sempre la risultante, nel significato che questo termine ha nella fisica, delle due pulsioni opposte. L’aggressività rivolta verso oggetti esterni assume in ogni caso la funzione di scaricare le proprie energie pulsionali e ha quindi per l’individuo un effetto benefico; per questo Freud propone, in modo provocatorio, di invertire la questione iniziale, chiedendosi non perché ci siano la guerra e la distruzione, ma perché in condizioni normali l’uomo le eviti. L’aggressività è parte insopprimibile della natura umana: per Freud non c’é modo di eliminarla, occorre se mai individuare le condizioni perché non trovi espressione nella guerra. Per evitare il pericolo della guerra, occorre svilupparne l’antagonista naturale, cioè l’Eros. Ciò può essere ottenuto in due modi: rafforzando i legami affettivi ed emotivi all’interno della comunità, nazionale e internazionale; favorendo il processo di identificazione, cioè l’insieme di quei sentimenti comuni in cui tutti i membri della comunità si riconoscano.
Ma tali soluzioni, in quanto tendono a contrastare una pulsione che è comunque parte della natura umana, appaiono a Freud realizzabili soltanto in tempi talmente lunghi che rischiano di essere, come suggerisce con una metafora, “mulini che macinano talmente adagio che la gente muore di fame prima di ricevere la farina” (S. Freud, Perché la guerra?, in Opere, vol. XI, p. 301).