Classi 5° A/B/C Linguistico - Lez. 16
La filosofia della storia.
La storicità rappresenta un aspetto essenziale della filosofia di Hegel. L'intero sistema filosofico di Hegel infatti descrive lo sviluppo dell'Idea che diviene natura e poi Spirito, e lo Spirito è strettamente intrecciato con la storia dell'umanità che Hegel ripercorre sia nella Fenomenologia dello Spirito, sia nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche.
Nel 1822 Hegel tiene il primo di cinque corsi, l'ultimo sarà del 1831, anno della sua morte, che elaborano e presentano una vera e propria teoria della storia. Hegel, come era già avvenuto per le lezioni di estetica e di religione, non utilizza il materiale delle sue lezioni per una pubblicazione di argomento storico, ma le Lezioni sulla filosofia della storia vengono pubblicate postume, unite ad appunti dei suoi allievi ai manoscritti di Hegel, tra cui la Prefazione alle lezioni.
Per Hegel la storia è storia dello Spirito e dunque storia universale, cioè ricostruzione complessiva dello sviluppo dell'umanità all'interno di un quadro organico e coerente. I momenti di tale sviluppo sono rappresentati dalle diverse civiltà da quelle orientali, sviluppate nei primi corsi, a quella occidentale, sviluppata nell'ultimo corso del 1830-1831.
La razionalità della storia.
Hegel parte nella sua analisi dal presupposto fondamentale che la storia sia assoluta razionalità: in quanto manifestazione dello Spirito, la storia presenta una finalità universale che unifica e spiega tutti gli eventi particolari. Tale razionalità è insita nei singoli eventi storici ed è compito della filosofia individuarla. Essa si realizza su due livelli diversi, ma tra loro complementari: come Spirito dei popoli da un lato, e come storia universale dall'altro.
Il vero soggetto della storia è lo Spirito, che diventa determinato nello Spirito del popolo e quindi in ogni singolo popolo. Ogni popolo possiede una propria sostanza etica o spirituale che viene trasmessa ai nuovi membri con l'educazione e con la vita. Tale sostanza spirituale costituisce l'orizzonte e la coscienza di ogni singolo individuo che risulta essere così profondamente legato alla sua epoca e al suo popolo. Da tale concezione della storia come sviluppo dello Spirito, Hegel ne consegue due importanti conclusioni che influenzeranno l'interpretazione storica successiva:
- la necessità di interpretare in modo univoco e unitario le varie manifestazioni di un popolo, per cui ogni singolo popolo rappresenta un'individualità, con una cultura, una tradizione e un sentire comune, fattori che conferiscono coerenza a tutte le sue manifestazioni: dal diritto, alla religione, dall'arte, alla sua organizzazione politica. Il «sentire comune», che fonda ed è alla base della nozione di popolo del Romanticismo, acquista così in Hegel un fondamento filosofico e si colloca come punto di arrivo del suo sistema filosofico;
- la nuova concezione del divenire storico, caratterizzato per Hegel da una finalità generale che considera i singoli popoli, che costituiscono in sé delle individualità compiute, come singoli momenti parziali di tale divenire. Ciò in quanto lo sviluppo generale dello Spirito nella storia si particolarizza nello Spirito dei vari popoli, ognuno dei quali possiede un proprio portato ideologico e razionale che svolge e sviluppa durante la sua storia, per poi decadere e scomparire. Tutte le forme di espressione di un popolo (arte, religione e pensiero), sono manifestazione di tale ideologia. In tal modo tutte le singole storie e le finalità dei singoli popoli sono legate all'interno di un unico disegno universale che è compito della filosofia della storia individuare e mostrare. Lo sviluppo universale dello Spirito, secondo Hegel, viene inoltre percepito e assecondato da singoli uomini, scelti dal destino, figure di grandi condottieri e statisti, come Napoleone o Alessandro Magno, che Hegel chiama « individui cosmico-storici».
La storia universale può essere letta, secondo Hegel, come sviluppo e affermazione della libertà, distinguendo tre epoche distinte che ne scandiscono lo sviluppo e a cui corrispondono specifiche organizzazioni politiche e concezioni del diritto:
- il mondo orientale, dove uno solo è libero, il sovrano, che quindi è un tiranno, dove il diritto è arbitrario e vincolato al volere di uno solo;
- il mondo greco-romano, dove compaiono le nozioni di libertà e di diritto che non vengono tuttavia estese alla totalità degli uomini, ma soltanto ad alcuni di essi;
- il mondo cristiano-germanico, in cui tutti sono liberi, in quanto l'individuo ha valore di per sé e la nozione di libertà è riferita all'uomo in quanto tale.
Lo Spirito di un popolo quindi si caratterizza per Hegel come un principio originario che via via si sviluppa nella storia e, allo stesso modo, la storia del mondo costituisce lo sviluppo complessivo e determinato, di cui i diversi popoli costituiscono i singoli momenti.
Hegel quindi sostiene una concezione valutativa della storia, in quanto i diversi popoli rappresentano momenti di sviluppo più o meno elevati dello Spirito, ma anche un'interpretazione del divenire storico come progresso, comune a diversi orientamenti filosofici dell'epoca: in tale sviluppo storico universale, la Germania occupa una posizione privilegiata e l'analisi storica hegeliana si apre ad un velato nazionalismo.
Hegel considera infatti lo Stato prussiano come il punto di arrivo dello sviluppo dello Spirito, quindi il vertice massimo che l'organizzazione politica può raggiungere. Questa valutazione dipende dal fatto che nella sua filosofia della storia, l'ultima fase di sviluppo è il punto di arrivo dell'intero processo storico. Inoltre Hegel sostiene la superiorità del popolo tedesco e quindi arriva alla conclusione che il regime politico tedesco dell'epoca doveva essere necessariamente il migliore. D'altra parte, le vicende storiche avevano assegnato alla Prussia un ruolo di primo piano nell'ambito della politica europea. Dopo la sconfitta di Jena del 1806, da parte delle truppe francesi, la Prussia cerca di reagire. Si tratta delle stesse vicende che spingono Fichte a scrivere i Discorsi alla nazione tedesca, e che induce in Hegel un atteggiamento ambivalente: da un lato ammira l'opera politica e il ruolo storico di Napoleone; dall'altro si fa sostenitore della nazionalità tedesca contro l'invasore. Già qualche anno prima, nello scritto inedito intitolato La costituzione della Germania, Hegel individuava la causa delle sconfitte tedesche nella mancanza di uno spirito nazionale che si esprimesse nella formazione di uno Stato unitario e concludeva il saggio con un appello all'unificazione. Il disastro di Jena porta la Prussia, sotto la guida di Federico Guglielmo III, re dal 1797, a reagire con un forte movimento di riaffermazione della propria identità nazionale e con una riorganizzazione complessiva dello Stato. Viene inoltre abolita la servitù della gleba e riformata la pubblica amministrazione; l'esercito viene riorganizzato e viene fondata la nuova Università di Berlino, in cui lo stesso Hegel assumerà un ruolo di primo piano.
Dopo il Congresso di Vienna, la Prussia è una delle grandi potenze europee e uno degli Stati membri della Santa Alleanza. Intorno al 1830 inizia in Prussia la rivoluzione industriale e la nascente borghesia svolgerà un ruolo decisivo nella costituzione dello Zollverein, l'unione doganale tra venticinque stati tedeschi: è l'inizio del processo di unificazione della Germania, che sarà guidato appunto dalla monarchia prussiana.
Il divenire storico e il ruolo dell'individuo.
L'ambivalente atteggiamento sviluppato da Hegel nei confronti di Napoleone, da lui considerato quale «uomo cosmico», si inserisce all'interno di una concezione storica più ampia che assegna ai grandi uomini un ruolo comunque subalterno rispetto ai popoli di cui sono espressione.
I veri protagonisti del divenire storico per Hegel sono i popoli, intesi come espressionedell'oggettivazione dello Spirito che si traduce nella razionalità della storia. Il corso della storia risulta di conseguenza necessario, è visto da Hegel in prospettiva dialettica, come sviluppo dello Spirito nella storia e in esso non ha rilevanza il ruolo del singolo individuo. Gli individui infatti non sono consapevoli della finalità complessiva della storia: essi agiscono in base a passioni, a motivi egoistici e a interessi personali. Tutti questi elementi costituiscono per Hegel il materiale che lo Spirito ha a disposizione per costruire la storia: partendo dai motivi egoistici dei singoli, esso li indirizza verso la propria finalità generale. Gli individui quindi, secondo Hegel, sono strumenti inconsapevoli dell'agire universale dello Spirito: Hegel definisce questa dinamica come «astuzia della ragione».
Lo sviluppo dello Spirito comporta continuamente la negazione dello stato di cose esistente e il suo superamento in un momento successivo. Ogni epoca esprime compiutamente una tappa del movimento universale, poi si esaurisce e decade. Dalla sua dissoluzione emerge una nuova realtà più completa. Essa è, come in ogni realtà, «figlia del proprio tempo», ed esiste già implicitamente ancora prima che si manifesti in modo compiuto. Il compito che Hegel attribuisce agli «individui cosmici» è quello di percepire una nuova epoca e di assecondarne lo sviluppo, in quanto essi sviluppano un'intima consapevolezza della necessità di tale divenire storico. Hegel, infatti, sostiene che, accanto a delle epoche di stabilità, la storia dei popoli presenta anche momenti di trasformazione radicale, in cui le istituzioni esistenti vengono distrutte e sostituite da altre radicalmente diverse. In queste epoche il nuovo che avanza, viene colto da alcuni individui che sentono l'esigenza del cambiamento e se ne fanno interpreti. Hegel sostiene che questi individui sentono in qualche modo al loro interno l'universale, la necessità storica che è espressione dello Spirito, e precedono gli altri uomini, guidandoli quali strumenti di trasformazione epocali.
Il rapporto che si viene a creare tra azione individuale e divenire storico è simile al rapporto che si crea tra il singolo e la comunità: ognuno agisce in quanto espressione della sostanza etica, che è definibile come il sentire comune del suo tempo e del suo popolo. L'individuo per Hegel non può quindi agire al di fuori di ciò che è e del tempo in cui vive, la sua azione è quindi circoscritta e delimitata all'interno di una cornice storica e temporale che la limita e la spiega. La nozione del divenire storico definita da Hegel può essere letta su due livelli:
- a un primo livello superficiale, può essere interpretato come il rapporto tra le intenzioni dell'individuo, i fini che egli intende raggiungere e i mezzi di cui dispone;
- a un secondo livello, più profondo, il divenire storico può essere interpretato come la relazione tra le caratteristiche e le credenze dei diversi popoli e delle diverse epoche e le finalità oggettive, effettive, proprie della razionalità della storia.
L'individuo quindi, per Hegel, e le sue azioni rappresentano i punti di convergenza di forze che egli non può controllare, ne comprendere, che rappresentano comunque la realizzazione del progresso storico dell'umanità e la compiuta realizzazione dello Spirito universale.